EVENTO
Vittorio Sgarbi a Ferrara per presentare il suo ultimo libro e parlare di arte e capre
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“Capre!” Quante volte lo abbiamo sentito apostrofare così i suoi interlocutori? Ora sono anche sulla copertina del nuovo libro di Vittorio Sgarbi: la riproduzione di un dipinto di Rosa da Tivoli, che rappresenta appunto delle capre al pascolo.
E nemmeno alla conferenza che si è tenuta ieri nella sala dell’Oratorio San Crispino il celebre opinionista ha perso l’occasione di proferire una delle sue parole più ‘amate’ e ricorrenti, che ormai lo contraddistinguono. Questa volta però non le ha pronunciate in riferimento a qualcuno, anzi, Sgarbi si è mostrato molto più docile rispetto alla classica visione che i mass media ci offrono, ricoprendo in pieno le vesti di critico d’arte. Ha così presentato il suo ultimo libro “Dall’ombra alla luce. Da Caravaggio a Tiepolo” dedicandosi, senza troppe divagazioni alla sua passione: l’arte.
Baciccio, Guercino, Mastelletta: sono solo alcuni dei pittori che hanno reso l’Italia tanto ricca, di cui però non conosciamo l’identità. “Siamo invece certi delle opere, ma soprattutto dell’esistenza di Cimabue, Giotto, Brunelleschi, Leonardo, i classici “pittori toscani”, famosi per decisione del Vasari, che ha conferito loro il primato”. Siamo quindi, secondo il celebre critico, davanti ad una storia dell’arte conosciuta in maniera molto imperfetta e molto inefficiente rispetto a quello che dovremmo vantare. “Noi siamo il primo paese nel mondo ad avere tante opere d’arte. E non lo sappiamo nemmeno!”
Per questo ha pensato di rivelare i tesori dell’arte italiana e da qui prende il nome la serie di volumi di cui Sgarbi ha presentato il quarto tomo, aggiungendo che per terminare la sua opera, ne scriverà anche un quinto arrivando fino a De Chirico.
“Per realizzarlo, ho immaginato la storia dell’arte italiana tagliata a fette. E in questo libro in particolare, ho voluto parlare di una serie di artisti meravigliosi, ma totalmente sconosciuti. Pittori che, non solo non vengono mai citati, ma sono addirittura chiusi in chiese strane, remote e la gente non sa nemmeno che esistano”. Ecco perché nasce questo libro dal titolo profondamente metaforico, “Dall’ombra alla luce”, che rimanda a un duplice significato: il passare dalle ombre di Caravaggio alla luce di Tiepolo, ma allo stesso tempo la volontà dell’autore di far riemergere, far “venire alla luce” tutte quelle opere che sono rimaste nell’ombra per troppo tempo.
Certo, il nostro opinionista non si è lasciato sfuggire qualche critica, soprattutto a proposito della situazione nella quale versano alcune architetture della zona. “Non possiamo avere le chiese chiuse, soprattutto per noi che ci troviamo nel ‘Nord produttivo’, le chiese di Ferrara devono essere aperte! Il ministro – ha detto Sgarbi riferendosi a una sua conversazione con l’ex ministro Bray, ma alludendo forse anche all’attuale titolare del Mibact, il ferrarese Franceschini – ha il dovere di aprirle tutte, una per una. Da questo punto di vista, sento Ferrara un po’ inerte, ma non per questo la odio, come erroneamente si crede, anzi la amo e sono felice di esser tornato nella mia città”.
Sgarbi ribadisce più volte l’amore e l’orgoglio che prova per la città natia, anche se i suoi rapporti con questa non sono stati tra i più felici. Il popolo ferrarese sembra non avvertire questo distacco, riempiendo la sala nella quale si è svolta la presentazione e restando ad ascoltare in religioso silenzio, fino all’ultimo fragoroso applauso. Anche il padre Giuseppe e la sorella Elisabetta non potevano mancare all’appuntamento, sostenendo Vittorio con una determinata ammirazione.
Insomma, chi si aspettava lo Sgarbi critico, agitato e polemico della televisione questa volta se n’è andato insoddisfatto, ma per tutti quelli interessati all’arte, il nostro opinionista ha dato una lezione coinvolgente e sentita, degna di un vero divulgatore del nostro immenso e in larga parte sconosciuto patrimonio.
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Chiara Argelli
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