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di Grazia Baroni

La parziale bocciatura della riforma Madìa della Pubblica Amministrazione rende evidente quanto la riforma costituzionale, se pur imperfetta, sia necessaria e vitale per lo sviluppo dell’Italia a prescindere dal risultato referendario del 4 dicembre. Quando la Corte Costituzionale ha fermato la riforma Madìa, che poneva un limite temporale alle dirigenze delle amministrazioni e di fatto creava i presupposti per aumentare la produttività e l’efficienza della pubblica amministrazione, si è resa palese la volontà dei burocrati di difendere i propri privilegi, altrettanto ha fatto con vigore nella campagna per la bocciatura della riforma costituzionale, mostrando la potenza della struttura burocratica nei suoi propositi di autoconservazione.

D’altronde, votare Sì al referendum avrebbe rappresentato un tentativo di dare stabilità all’Italia e soprattutto all’Europa creando un dilemma per coloro che hanno votato, perché questa Europa, nella forma in cui si sta delineando, non piace quasi a nessuno, se non a chi si sta avvalendo di questa realtà per occupare un posto di lavoro che è anche prestigioso e ben remunerato. Oggi sappiamo come sono andate le cose e la fragilità dell’Unione Europea è proporzionalmente maggiore.

Il dilemma, però, oggi ancor più di ieri, rimane: come cambiare questa Europa senza distruggerla?

E perché non piace questa Europa? Sostanzialmente perchè si fa riconoscere dalla cittadinanza dei singoli Stati europei solo attraverso le regole procedurali emanate dal Parlamento che sono vincolanti a tal punto da finire per ingessare la sua economia impedendone lo sviluppo. Però, nonostante questo, gli Stati Nazionali si affidano a tale struttura burocratica proprio perchè non si fidano gli uni degli altri. La burocrazia porta alla deresponsabilizzazione e riduce al minimo le differenze; le caratteristiche nazionali che sono la ricchezza dell’Europa vengono appiattite togliendo il senso stesso del progetto europeo. Di questo si fanno forti le destre che infatti ultimamente stanno prendendo potere in Europa.

Purtroppo il Parlamento Europeo non ha un mandato legislativo non essendoci uno Stato d’Europa, può solo svolgere funzione di controllo su ciò che la Commissione Europea promulga e che non sono mai direttive finalizzate a creare lo sviluppo armonico di uno Stato unitario e democratico ma linee di confine per compromessi produttivi e commerciali tra Stati in competizione tra loro e unici veri mandatari di deleghe popolari elettive, quindi gli unici legittimati democraticamente a scelte politico- economico – sociali vere e proprie.

Il risultato è che l’Europa esiste soltanto in quanto burocrazia e in quanto tale non può essere democratica (lo dice la parola stessa: burocrazia è il potere delle procedure, non del popolo) e questa realtà è dovuta al fatto che ciascuno Stato Nazionale, nonostante due guerre mondiali e decine di milioni di morti, non sia ancora capace a cedere la propria a sovranità per un progetto più ampio e più adeguato ai tempi come sarebbe lo stato democratico degli Stati Uniti d’Europa. Uno stato che vada oltre ai nazionalismi e che possa rappresentare una nuova realtà politica, progettata interamente dal nuovo a partire dalla sua struttura amministrativa. Una struttura amministrativa fondata sul concetto di democrazia, intesa come libertà personale in uno spazio di libertà comune, che si sostituisca a quella attuale burocratica e massificante che identifica la democrazia con l’omologazione; questa sarebbe l’unica vera sfida per iniziare il terzo millennio, in modo democratico in un mondo globale.

Sarebbe il primo passo per un cambiamento universale perchè si può constatare oggi che il problema della burocrazia come struttura organizzativa delle società odierna, invece di facilitare il cambiamento e lo sviluppo, tende a frenarli, a creare una sempre maggior corruzione e a sostituirsi al potere legislativo politico in tutti gli stati, siano essi monarchie, repubbliche o dittature.

Questo accade perché, guardando la storia della burocrazia, si rende evidente come essa sia nata a servizio della monarchia assoluta. All’epoca è stata molto efficacie e funzionale, ma con l’evolversi delle forme di governo, dalla monarchia parlamentare alla repubblica, non si è rinnovata se non nella razionalizzazione delle sue procedure grazie alle quali è diventata sempre più pervasiva e invasiva senza deviare dalla sua funzione di organo di controllo.

In uno stato veramente democratico, la burocrazia dovrebbe essere sostituita da una Pubblica Amministrazione la cui definizione descriva lo scopo gestionale dell’organizzazione della quale sarebbe la struttura, cioè la democrazia parlamentare.

Per realizzare un cambiamento di tale portata è necessario riflettere su alcune questioni:
• Cosa è la burocrazia e a cosa serve?
• Cos’è l’amministrazione e a cosa serve?
• Burocrazia e democrazia possono convivere o sono antagoniste?
• Uno stato ha necessariamente bisogno della burocrazia?
• Come trasformare l’esoscheletro da scarafaggio Kafkiano nel quale ci troviamo prigionieri in endoscheletro di un organismo libero e capace di trasformarsi?

La questione è importante e complessa, richiede una collaborazione di creatività, un dialogo tra ipotesi perciò sento la necessità di condividere tali interrogativi e riflessioni.

Chi è Grazia Baroni – brevi note biografiche
Grazia Baroni, nata a Torino nel 1951. Ha ottenuto il diploma di liceo artistico e l’abilitazione all’insegnamento. Laureata successivamente in architettura, ha insegnato per decenni e con passione disegno e storia dell’arte nella scuola superiore di secondo grado, cercando di coniugare l’arte con la vita e la coscienza. Ha partecipato alla fondazione della cooperativa Centro Ricerche di Sviluppo del Territorio (CRST) e collaborato ad alcuni lavori del Centro Lavoro Integrato sul Territorio (CELIT). E’ socia e attiva collaboratrice del Centro Culturale e Associazione Familiare Nova Cana da decenni.

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