Equità e decenza: a tagliare gli stipendi d’oro si parte dal nord-est
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Ci piace richiamare qui, la conclusione dell’articolo di un recente fondo del Corriere del Veneto dal titolo “Per l’equità e per la decenza”, a proposito della riduzione dei tantissimi super stipendi dei manager delle aziende municipalizzate e pubbliche nel Veneto, anche perché, per ora, si parte a da questa parte del nord-est: “[…] l’etica di un nuovo civismo e della nuova politica oggi fa un piccolo-grande passo in avanti. Sottolinearlo ci dà soddisfazione, ma non basta. Noi continueremo a dire che molti altri piccoli passi vanno compiuti nel rispetto della dignità collettiva e delle finanze di un Paese la cui irriformabilità vorremmo fosse sempre più contraddetta.”
Si parte con Acque veronesi dove il manager accetta di ridursi il super stipendio di ben 50 mila euro, poi dalla Regione veneto scatta un’articolazione della Veneto spending review con ben 28 nomi di manager più pagati incasellati in un riquadro del quotidiano del gruppo Corsera.
Anche questi segnali rappresentano una piccola ma significativa parte di quei tagli di cui il “cambia verso” del premier Matteo Renzi parla, quando spiega il modo in cui si andranno a recuperare quelle risorse dalle storture e devianze della spesa della pubblica amministrazione. Un segno di equità, anche per i tanti italiani che non arrivano alla fine del mese, per quel disastroso 42% di giovani disoccupati secondo le ultime stime, e ai pensionati da 450 euro al mese. Un atto dovuto per schiodare privilegi e clientele che si annidano nelle organizzazioni decentrate, come le Regioni, i Comuni e le tantissime aziende pubbliche locali, le partecipate, alle quali ormai è affidata quasi in toto la gestione dei nostri servizi e che sono arrivate ad essere oltre trentamila.
Ci sono piccole battaglie che tutti siamo chiamati a compiere, anche per aiutare il nostro Paese e i tanti territori delle provincie italiane ad uscire dalle secche dei silenzi e delle indifferenze diffuse, ma ancora di più per compiere un atto di orgoglio civico, alzando finalmente la testa, per dire “ci sto anch’io!”.
Non è questa la sede per capire cosa faranno la Sicilia, la Basilicata e l’Emilia-Romagna, ma sarebbe bello vedere che anche lì qualcosa si muove. Anzi vi chiediamo, carissimi signori amministratori (presidenti, sindaci, amministratori delegati ed unici…) di agire in questo senso e subito, perché questo paese deve farcela. E non fermatevi solo ai manager, andate dentro ai rivoli dei vostri apparati e stanate le incrostazioni e le resistenze.

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Enzo Barboni
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani