Epernay e il suo tesoro di bollicine
Immergersi nella scintillante Parigi per un indimenticabile soggiorno visitando il Louvre o la Tour Eiffel, passando per Montmartre, è oggi agevole e piacevolmente sostenibile per il portafoglio grazie ai voli low-cost, ma l’uscire dalla città per una gradevole e altrettanto indimenticabile esperienza gustativa di una giornata non sarà superfluo e non potrà mancare fra le storie che si racconteranno al ritorno ad amici e colleghi.
A duecento chilometri circa, due ore di auto, a est di Parigi oppure due da Metz, provenendo da ovest, si trova Reims e leggermente al di sotto il villaggio di Epernay, famoso in tutto il mondo per ospitare uno spettacolo unico: tutte (o quasi tutte) le maisons produttrici di champagne hanno in questo villaggio la loro sede di rappresentanza con annesse le cantine sotterranee.
Ad Epernay ci si approccia attraverso una sconfinata pianura poi, improvvisamente, iniziano le colline, dolci, ricche di tornanti, e prima della caduta delle foglie, migliaia di piante di vigneto basso si distendono senza soluzione di continuità, ordinatissime: la fonte di questa ricchezza,.
Grappoli di acini piccoli come perle, dimenticati nella recente vendemmia manuale, ancora si trovano sulla pianta, la cui potatura inizierà a novembre. Raccoglieteli, sono ancora gonfi e dolcissimi.

La “Route Touristique de Champagne”, che si svolge fra le vigne, è tortuosa, ma spettacolare. Termina, oppure inizia, a Epernay: sul tratto centrale, “l’Avenue de Champagne”, allineate a destra e a sinistra ecco le sedi storiche, una dopo l’altra in una rappresentazione a quinta favolistica ,immaginata chissà quante volte attraverso le preziose bollicine. Pare siano oltre cento i marchi, le cui sedi sono in larga parte ville aristocratiche edificate da metà Settecento al primo Novecento.
I vitigni di Pinot nero, di Chardonnay, di Pinot meunier sul fiume Marna e la foresta della montagna di Reims esaltano, per gli appassionati, il prezioso nettare dal pèrlage raffinato inventato dall’abate Dom Pérignon diversi secoli or sono. Prenotate una degustazione e una visita a una cantina nei sotterranei se avete tempo. E perché no, acquistatela una bottiglia, così amici e colleghi vi crederanno.
Pare che l’unità di misura della coppa di champagne non sia più di moda, ma in paese si ricorda che Valery Larbaud , poeta francese del primo Novecento scriveva: “Le avventure amorose cominciano nello champagne e finiscono nella camomilla”. Chapeau!

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Marco Bonora
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)