Emilia Romagna all’avanguardia nello smaltimento dei rifiuti
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E’ da tempo evidente quanto il sistema Italia risulti essere inadeguato e arretrato rispetto agli indirizzi contenuti nelle direttive comunitarie in materia di recupero e valorizzazione delle frazioni presenti nei rifiuti ed è del tutto assente su scala nazionale un modello di gestione rifiuti basato sul “sistema di gestione integrata”. I sistemi di gestione dei rifiuti sono diversi e diversificati tra i paesi industriali a livello europeo; negli ultimi anni pur essendo aumentati i sistemi di recupero, riciclaggio e di termotrattamento, in molti paesi rimane però l’uso della discarica l’elemento principale caratterizzante lo smaltimento (per l’analisi degli inceneritori si rimanda allo specifico articolo del 19 ottobre 2014, leggi qua).
La tecnologia dell’interramento controllato oltre ad essere la tecnologia di smaltimento più diffusa è infatti anche la più semplice poiché presenta una grande flessibilità di gestioni e di criteri organizzativi tali da rendere difficile una corretta analisi ed articolazione degli stessi (con conseguente forte criticità); a livello generale ci si riferisce a criteri in relazione alla protezione dell’ambiente circostante (comprese le acque superficiali e sotterranee) dei sistemi di difesa ambientale (e dunque l’impermeabilizzazione, il trattamento del percolato, etc), dei processi di stabilizzazione dei rifiuti e più in generale alla protezione dai rischi per la salute umana. I danni provocati da una discarica (e dunque il tempo necessario di controllo e di post-gestione) sono quantificabili in “almeno” trent’anni (per alcuni anche cinquanta); comunque è bene verificare sempre nel tempo ( per periodi ancora maggiori) gli effetti ambientali e fare controlli.
In Regione Emilia-Romagna la situazione impiantistica è sicuramente tra quelle con minor criticità. In questi anni, con la riorganizzazione del sistema impiantistico, si è determinata infatti una progressiva diminuzione di utilizzo della discarica come principale forma di smaltimento e un progressivo aumento di nuovi impianti per la produzione di compost e per il recupero di energia dai rifiuti. Tale sistema colloca la Regione ad un grado di efficienza ed efficacia paragonabile ai più avanzati sistemi impiantistici delle regioni europee. Il sistema impiantistico è in grado di soddisfare completamente il fabbisogno di smaltimento, rendendo autosufficiente il territorio regionale (pur con qualche disomogeneità a livello dei territori provinciali) e conseguentemente di attuare limitate azioni di soccorso nei confronti di territori extraregionali in emergenza.
Cresce l’attenzione sulla gestione degli impianti, sulla sicurezza, sull’applicazione delle migliori tecnologie e con essi cresce la necessità di una maggiore conoscenza dello smaltimento. Una questione delicata e importante è relativa alla tipologia dei rifiuti ai fini dello smaltimento. Non si può più infatti, quando si parla di impianti, tenere separati i flussi tra rifiuti urbani, assimilati e rifiuti speciali. Se si escludono gli inerti da demolizione, comunque a livello nazionale si presume un monte complessivo vicino ai cento milioni di tonnellate di cui un terzo urbani ed il resto derivati da attività produttive e d artigianali, oltre a quelli di residui di lavorazioni e di trattamento. La stessa proporzione si valuta esserci in Emilia Romagna con un monte totale di oltre 10 milioni di tonnellate (esclusi gli inerti) di cui oltre una metà probabilmente va a recupero e circa 4 milioni di tonnellate a smaltimento (le stime risentono comunque di limiti di conoscenza). Una quantità rilevante che comunque rappresenta nel suo complesso un problema e su cui dunque è importante saper programmare le migliori soluzioni di smaltimento. La capacità impiantistica di un territorio deve infatti saper trovare le corrette soluzioni di trattamento anche per queste tipologie di rifiuti e la pianificazione impiantistica di una regione è opportuno che da ciò sia condizionata.
Ma il tema principale è e deve essere la qualità di questi impianti. Deve crescere l’attenzione e conoscenza sulla miglior tecnologia, sulla complessità impiantistica, sui principi della buona gestione, sulla efficacia di controlli e analisi, sulla certificazione e sulla sicurezza. Vogliamo saperne di più.
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Andrea Cirelli
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