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Il “vaffa” dell’economia al cittadino: crisi pilotate, schiavitù monetaria e dulcis in fundo… reimpasto di governo come piace all’Europa

Tempo di lettura: 7 minuti

Come ha avuto modo di dire lo stesso Monti, per fare riforme strutturali hai bisogno di una crisi, altrimenti diventa difficile farle accettare. Del resto, quando ti dicono che dovrai andare in pensione a 70 anni con la metà della retribuzione non la prendi proprio bene. Quindi si crea il problema della crisi e poi in piena emergenza si presenta la soluzione che, guarda caso, è sempre sfavorevole al cittadino. Soluzione, ovviamente, da attuare in fretta e senza pensarci troppo, altrimenti questi ultimi potrebbero avere il tempo di ragionarci su e capire che magari ci sono altre strade a loro più favorevoli.

I 5 miliardi necessari al Monte Paschi Siena, per esempio, diventano una delle ragioni alla base dell’affidamento al Ministro Gentiloni di un incarico pieno a Presidente del Consiglio. Il perché si arriva a questo, ovviamente, è relegato agli esperti o ai soliti catastrofisti antisistema e antieuro. Quindi non se ne parla o si rende la strada alla comprensione troppo tortuosa.In realtà basta fare un po’ di considerazioni per mettere le cose al posto giusto e farlo serve anche a capitalizzare il no al referendum. Ovvero di capitalizzare la pretesa di non essere continuamente ignorati e che il popolo non è un’entità astratta da manipolare a piacere da un gruppo di politici che si ritiene insostituibile.

Attualmente il sistema prevede che lo Stato non debba intervenire nei salvataggi delle banche, anzi bisogna affidare il tutto ad azionisti, obbligazionisti ed eventualmente risparmiatori. In un sistema del genere piano piano non sarà possibile neppure più garantire i correntisti fino a 100.000 euro perché saranno troppe le banche a fallire e perché l’Unione Bancaria non prevede la necessaria liquidità. Ma del resto bisogna comprendere che i risparmiatori non sono nei pensieri di chi sta scrivendo le regole (almeno non quanto lo sono i loro risparmi).

Regole che:
– affidano tutto al mercato e non prevedono interventi statali, gli unici che possono stabilizzare il sistema. E’ utile ricordare che per i mercati sono un affare anche i crediti deteriorati e che questi guadagnano sia quando la borsa va giù che quando va su. La speculazione non dorme mai, come invece fanno risparmiatori e onesti cittadini;

– invece di alzare un muro, come ci si aspetterebbe, a difesa del risparmio e contro i mercati finanziari e la speculazione, abbattono le barriere e lo rendono sempre più attaccabile, con l’aggravante delle dichiarazioni di chi ci dovrebbe difendere che descrive tutto questo come interventi a nostro favore;

– deregolamentano il sistema bancario in nome della concorrenza libera e spietata, dove vince il più forte e il più debole perisce, i reali responsabili di crack si salvano e i risparmiatori pagano i danni, la mano invisibile del mercato crea boom e crisi. Dove in piena filosofia neoliberista si legittima un sistema per cui, semplicemente, i cittadini saranno i pagatori di ultima istanza, sostituti di una banca centrale e stabilizzatori di un sistema monetario privatizzato;

– prevedono la scomparsa delle piccole banche territoriali a favore di poche, enormi istituti “too big to fail” che possano decidere a chi fare credito, quando farlo e come condizionare le scelte degli Stati. Ricordiamoci sempre che chi controlla il denaro controlla tutto il resto. Meno persone lo controllano, meno persone sono al comando.

Purtroppo da questo non si uscirà finché troppi continueranno a credere che non vi sono altre soluzioni, che bisogna fare in fretta, senza fermarsi a ragionare e che bisogna invece pretendere come prima cosa la partecipazione e quella democrazia, quel potere decisionale che Padoan e soci non vogliono proprio concederci.
Una banca non fallisce se ha delle regole chiare e sostenibili, se ha delle leggi alle spalle che le vietino di investire i soldi depositati in operazioni rischiose e quando ha alle spalle uno Stato che si sia dotato di leggi in grado di intervenire e punire chi le violi. Non fallisce se in ultima istanza esiste una Banca Centrale, di proprietà dello Stato, che non solo controlla e agisce, ma che ha mandato di intervenire a sostegno della liquidità in caso di imprevisti. Una Banca Centrale che non permetta gli oligopoli, l’accentramento bancario, ma al contrario permetta e sostenga la proliferazione di piccole banche territoriali, gestibili in termini di liquidità e che si faccia carico, quando serve, di acquistare i crediti deteriorati in maniera tale da salvare subito la banca e poter anche guadagnare sull’acquisto di tali crediti.

Questo è l’ordine naturale delle cose. Un ordine naturale che mette al sicuro sia le banche che i risparmiatori. Perché la logica dice che uno Stato non dovrebbe preoccuparsi di dove andare a trovare 5 miliardi se ha una ricchezza privata stimata di 9.000 miliardi di euro, immobili di proprietà dello Stato, artistici e non, demanio inestimabile, ecc. ecc.. Siamo un Paese solvibile e con garanzie di tutto rispetto, che altri Paesi si sognano. Dire che abbiamo un problema in tal senso è strumentale alla volontà di farlo credere per gli interessi di qualcuno.
Chi ha interesse a che le banche diventino mercato aperto e in preda a fallimenti facili? Forse gli stessi che ignorano i voti e le richieste popolari?

Il nostro Parlamento e la maggioranza di cui godrebbe Gentiloni in fondo è lo specchio della realtà, per chi vuole vederla ovviamente. Il Pd si rimescola in quanto principale imputato della disfatta referendaria ma si ripropone come se stesso, come se nulla fosse accaduto, Ncd è inamovibile con i suoi ministri e il suo centro di potere, supera governi e maggioranze e permette al Pd di continuare il suo piano fino a quando non si metteranno in discussione le sue poltrone. Verdini per adesso viene messo da parte perché i suoi numeri non servono, altrimenti pur di rimanere al comando Gentiloni gli avrebbe offerto un ministero di sicuro. Anche a tutto questo siamo indifferenti? Pensiamo non ci sia soluzione e che sia l’unica possibilità?

Un esecutivo dunque nel pieno delle sue funzioni che gioca sull’ineluttabilità dei problemi economici e delle richieste dell’Europa. Per questo anche Padoan diventa inamovibile. L’uomo che ha lavorato per il Fmi e per l’Ocse, che ha avuto responsabilità per la Grecia e il Portogallo (che probabilmente gli sono molto grati per la loro situazione attuale fatta di lavoro precario, salari al ribasso e pensioni ridotte al lumicino).
Ma di sicuro anche qui, per la Grecia, non c’era altra scelta che colpevolizzare i cittadini e renderli partecipi al risanamento dei disastri creati da altri. E questo resta ineluttabile. E’ l’unica via riconosciuta ufficialmente, anche dopo che televisioni e giornali hanno reso pubblico il fatto, per esempio, che le centinaia di miliardi pagati dagli Stati per risanare i problemi greci sono serviti invece a risanare le banche tedesche e francesi.

Questo grafico tratto dal Sole24ore mi sembra abbastanza chiaro

grafico-pisapia

Fino al 2009 i cittadini (Stato) non avevano esposizione nei confronti dei titoli greci ma i problemi erano solo delle banche, dopo gli interventi europei il problema è passato dalle banche ai cittadini (Stati). Il bello è che l’Italia è passata da un’esposizione delle sue banche di poco meno di 7 miliardi ad un’esposizione dei suoi cittadini (Stato) di quasi 41. Di questo dobbiamo ringraziare i governi Monti, Letta, Renzi che hanno operato nel pieno “interesse dell’Italia”.

Ma torniamo ai ministri che non lasciano mai, tantomeno quando dichiarano di farlo, e ai messaggi inascoltati dei cittadini, e vediamo che addirittura è rimasta Boschi come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e che Vittoria Fedeli diventa ministro dell’Istruzione, dopo che aveva dichiarato poche settimane fa che una vittoria del no sarebbe stato un messaggio chiaro di sfiducia. Si sa il ‘Gattopardo’ insegna, cambiare tutto per non cambiare nulla.

Quindi non è un problema che i cittadini abbiano richiesto un cambiamento che non viene concesso. Ma sono un problema i 5 miliardi di euro per MPS. Un problema così grande, insieme ai soldi per la falsa accoglienza dei migranti e per la messa in sicurezza del territorio, che consente di sovvertire per l’ennesima volta la volontà popolare (come per il referendum per l’acqua o per il finanziamento pubblico ai partiti). Al grido degli impegni europei, del “ce lo chiede l’Europa”, tutto è permesso e tutto viene prima.
Quindi anche la possibilità di dover chiedere soldi al Mes (fondo salva-stati) con conseguente e previsto commissariamento.

Anche qui si vede tutta l’assurdità del costrutto: non è stato un problema aderire a questo meccanismo che ci costa la promessa di pagare 125 miliardi di euro, se richiesti, in quanto per adesso ne sono stati versati solo 80 divisi per quote tra gli aderenti (quindi diamo dei soldi che se richiediamo indietro ci costa interessi a usura e sovranità). Ma accettiamo l’idea che ci potrebbero costringere ad altre manovre lacrime e sangue se gliene chiediamo indietro 5 oppure 15! E sarebbe anche il caso di ricordare che abbiamo versato dal 2000 ad oggi circa 75 miliardi in più all’Unione Europea di quello che abbiamo ricevuto indietro.
Insomma, come si diceva, è un problema tutto quello che si vuole lo sia. Diamo soldi a Unione Europea e vari fondi che dovrebbero salvarci in caso di bisogno ma se ne chiediamo indietro ben meno di quelli che abbiamo dato, allora siamo poco seri, poco affidabili e deve venire qualche commissario europeo a sospendere la nostra democrazia (in ogni caso arrivano in ritardo perché ci hanno già pensato i nostri governanti….).
A quale scopo tutto questo? Ancora qualche dubbio? Ovviamente togliere ai cittadini qualsiasi tipo di protezione statale, consegnarli alle bizze dei mercati in pieno stile neoliberista e far sì che tutti i loro patrimoni siano attaccabili. Basti osservare quello che succede nella realtà, quindi banche che falliscono, imprese che vengono assimilate da gruppi stranieri e sovranazionali, totale impunità di chi crea i disastri e responsabilizzazione di cittadini e risparmiatori, leggi sempre più a favore della parte alta della società, privatizzazioni e calo costante delle tutele sociali.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)