ECOLOGICAMENTE
Servizi idrici, tre italiani su dieci non hanno l’allaccio alle fognature
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Da qualche anno l’Aeeg, Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, è diventata anche Autorità per l’Acqua. È stata una scelta giusta? Sì, almeno secondo me.
Con il compimento del terzo anno di attività nella regolazione dell’Autorità si è completata la prima fase. I punti fondamentali sono stati: l’avvio del nuovo metodo tariffario, la convenzione per l’affidamento e la gestione del servizio idrico integrato, ma anche la regolazione della qualità contrattuale, la definizione del costo ambientale, la revisione dei corrispettivi applicati agli utenti e la definizione delle tariffe di collettamento e depurazione dei reflui industriali.
Mi rendo conto di usare un linguaggio tecnico di non semplice comprensione, ma è un atto dovuto. La situazione dello stato dei servizi idrici a livello nazionale ha così tanti problemi e criticità, che non si può non comprendere la complessità di affrontare un miglioramento vero nella gestione dell’acqua. La regolazione ha riguardato 1.700 gestioni e 49 milioni di italiani. Arrivare a un unico metodo tariffario non è cosa semplice.
Ora parte la fase due, che significa fare gli investimenti. Partendo soprattutto dal comparto depurativo, dato che tre italiani su dieci non sono ancora allacciati a fognatura e depurazione e che servono per i prossimi cinque anni almeno 20 miliardi di euro. Anche la rete però non scherza. In cinquant’anni ne abbiamo sostituito solo il 50% e servono 25.000 chilometri nuovi di acquedotto. Non è un caso se siamo sotto la lente dell’Ue. Abbiamo già due procedure di infrazione e due condanne della Corte di Giustizia Europea. E per il 2016 la terza procedura di infrazione prevede sanzioni per circa 480 milioni di euro l’anno fino al completamento delle opere.
Di fronte abbiamo tre soluzioni: uno scenario inerziale (1,6 miliardi euro anno pari a 30 euro/ab/anno) oppure di ripresa (3,2 miliardi euro anno pari a 50 euro/ab/anno), o meglio di sviluppo (4,8 miliardi euro/anno apri a 80 euro/ab/anno). Cosa decidiamo? La conseguenza è un aumento delle tariffe.
Sull’andamento di queste ultime si apre un capitolo a parte. Per alcuni sono basse e per altri sono alte. Nel merito Utilitalia, l’associazione dei gestori pubblici, sostiene che in Italia paghiamo le tariffe più basse d’Europa (1,60 euro a mc litri contro 6,63 a Copenaghen, 5,70 a Berlino, 3,95 a Londra; paragoni difficili). Dall’altro abbiamo Federconsumatori, che ha aggiornato la consueta analisi sull’evoluzione delle tariffe dei servizi negli ultimi dieci anni. Da tale indagine, elaborata dal Creef-Centro Ricerche Economiche Educazione e Formazione, emerge chiaramente che la crescita più marcata dal 2005 al 2015 è stata quella delle tariffe dell’acqua (+90,4%). Io penso che abbiano ragione entrambi.
Non si deve però neppure dimenticare, oltre all’Autorità e alla gestione del ciclo idrico, che abbiamo il grave problema del dissesto idrogeologico, ma questo è un altro tema grave da affrontare con urgenza e priorità.
So di aver affrontato questioni complesse e forse noiose, ma credo che dovremmo occuparcene di più tutti.

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Andrea Cirelli
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani