Parliamo di carta: quanta ne buttiamo e soprattutto quanta ne raccogliamo? Proviamo a rendercene conto. La frazione cellulosica e quella organica rappresentano, nel loro insieme, il 66,2% del totale della raccolta differenziata. Sono 10 milioni di tonnellate. Sistemati carta e organico, avremmo quindi risolto buona parte dei problemi. Nella nostra regione (fonte: Arpa) si producono 637.000 tonnellate di carta e cartone e se ne avviano al riciclo 342.000, il 54% del totale, una buona percentuale. Data l’importanza del materiale però, dobbiamo arrivare a risultati migliori nel breve tempo.
La composizione delle materie prime per l’industria cartaria in Italia vede la carta da macero al 49%, la fibra vegetale al 35% e gli additivi non fibrosi al 16%.
Il processo è questo: dalla carta da macero si esclude per pulizia un 5-10% di scarti di pulper, poi si separano fibre corte e fanghi da disincrostazione (per un valore variabile tra il 20 e il 40%) il resto va alla produzione della carta. Bisogna anche ricordare che la percentuale dei residui della industria cartaria che va a recupero energetico è del 25% (in Europa la percentuale è il doppio), il resto va in discarica e per ripristini ambientali.
Però mi chiedo (e non ho una risposta): se stiamo aumentando la raccolta differenziata perché il settore della cartiere è in crisi e soprattutto perché continuiamo a importarla?
Analizzando il rapporto 2015 di Ispra sui rifiuti urbani si legge che mediamente in Italia si raccolgono circa 50 kg all’anno per abitante, però c’è grande differenze fra territori, tra nord e sud: nella nostra regione, per esempio, siamo oltre gli 80 kg/abitante; mentre la raccolta pro capite si colloca a 63 kg per abitante per anno nel Nord, a 62 kg per abitante per anno nel Centro e a 31 kg per abitante per anno nel Sud. A livello di macro-area territoriale, il costo di gestione risulta pari a 13,97 euro centesimi/kg al Nord e 16,43 euro centesimi/kg al Centro, al Sud invece la cifra sale molto. Per quanto riguarda il valore del materiale dobbiamo distinguere tra carta e cartone, quest’ultimo vale molto di più e per questo si trova spesso chi lo raccoglie senza autorizzazione.
Nel 1997 nacque Comieco per raggiungere gli obiettivi nazionali di recupero e riciclo degli imballaggi di carta e cartone (in riferimento alle norme europee). Oggi raccoglie oltre tre milioni di tonnellate di carta e sostiene che in questi anni il saldo netto dei benefici per la comunità, derivati dalla raccolta differenziata di carta e cartone, sia superiore ai cinque miliardi di euro: solo nel 2014 sarebbero stati trasferiti ai Comuni corrispettivi per 94,6 milioni di euro. Anche la qualità del raccolto in questi anni sta migliorando (dice Comieco che divide il raccolto in prima fascia, con impurità inferiori al 3%, e di 1,5% per la raccolta selettiva). Però permettetemi di ricordarvi che non dovete buttare parti di plastica nei contenitori della carta; otteniamo dei rifiuti e non del riciclo.
La produzione cartaria in questi ultimi anni è rimasta invariata sopra gli otto milioni di tonnellate. La produzione di imballaggi si attesta sul 33% e il suo tasso di riciclo è vicino all’80%.
Un tema molto importante da sviluppare in futuro (e non solo per la carta) è ricercare un packaging sostenibile, identificando nuovi spazi di innovazione e di ricerca soprattutto nella grande distribuzione e nel consumo finale. Cito dal rapporto Ispra: “Colore, texture, spessori, forma e tecnologia sono gli elementi che contraddistinguono le soluzioni proposte per architetture, ambienti domestici, uffici, tempo libero e negozi. Negli ultimi dieci anni le fibre di carta e cartone riciclate sono state oggetto di numerosi interventi innovativi finalizzati a nobilitare il materiale attraverso applicazioni che coprono molteplici comparti merceologici”.
Infine credo sia importante citare l’ultima iniziativa europea. E’ stato avviato un nuovo progetto di ricerca, “Impact Paper Rec”, che ha l’obiettivo di aumentare il riciclo della carta promuovendo azioni di raccolta contro lo smaltimento nel rispetto della circular economy. Con i bandi di Horizon 2020 sono stati messi a disposizione anche finanziamenti per migliorare le procedure di raccolta in molti paesi europei, tra cui però non è compresa l’Italia. Ed è stato creato pure uno specifico manuale di buone prassi.
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Andrea Cirelli
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