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Quando abbiamo difficoltà a comprendere un concetto lo esprimiamo in inglese: così per accountability, affordability, e così anche per green public procurement. Possiamo definirli anche gli acquisti verdi della pubblica amministrazione, ma dato che ancora non è una realtà condivisa lo citiamo in inglese.
Il concetto è semplice: acquistare prodotti e servizi nel rispetto dell’impatto ambientale che questi possono avere nel loro ciclo di vita è cosa buona è giusta. Un principio affermato in molte leggi e da ultimo nel Pan-Piano d’Azione Nazionale per gli Acquisti Verdi (Dm dell’aprile 2013). Nel sito del Ministero dell’ambiente si legge che Acquisti Verdi o Gpp (Green Public Procurement) vengono definiti dalla Commissione europea come “[…] l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.

Però le cose non vanno come si vorrebbe, anzi pare una buona pratica poco diffusa. Per rimediare in questi giorni la sezione “Certificazione Ambientale e Gpp” del Ministero dell’Ambiente ha avviato un importante percorso di comunicazione e diffusione del Green Public Procurement. L’obiettivo è far conoscere il Gpp, non solo in tema di riduzione degli impatti ambientali dei sistemi produttivi e dei consumi, ma anche come scelta intelligente dell’Amministrazione, che consente di gestire al meglio le risorse pubbliche e permette al sistema produttivo italiano di competere sul mercato internazionale.
Anzi a seguito del decreto legge n. 90/2014 convertito in legge n. 114/2014, che trasferisce le competenze in materia di vigilanza dei contratti pubblici all’Autorità Nazionale Anticorruzione, il Ministero dell’Ambiente sta provvedendo a stipulare un nuovo Protocollo d’Intesa per raccogliere i dati per il monitoraggio dell’applicazione del Pan Gpp. Per ora sappiamo solo che, in via teorica, rappresenterebbe il 17% del Pil. Vedremo.

Obiettivi del GPP

• Riduzione degli impatti ambientali
• Tutela della competitività
• Stimolo all’innovazione
• Razionalizzazione della spesa pubblica
• Integrazione delle considerazioni ambientali nelle altre politiche dell’ente
• Miglioramento dell’immagine della pubblica amministrazione
• Diffusione di modelli di consumo e di acquisto sostenibili
• Accrescimento delle competenze degli acquirenti pubblici
• Miglioramento della competitività delle imprese

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it