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Il 22 aprile è la Giornata mondiale della Terra, parliamo allora di ambiente tramite l’Aea.
È stato pubblicato infatti di recente il Rapporto sull’ambiente in Europa (The European environment. State and outlook 2015) da parte dell’Agenzia europea per l’ambiente che ogni anno con grande professionalità fornisce una valutazione integrata dell’ambiente in Europa. Il testo sintetizza le informazioni derivanti da quattro decenni di attuazione dell’agenda politica Ue e include valutazioni e dati a livello globale, regionale e nazionale, oltre ad analisi comparative tra vari paesi.
Il quadro non è ancora confortante e l’Europa è ben lontana dal raggiungere gli obiettivi a suo tempo prefissati, ma ce lo aspettavamo. Quello che però fatico a comprendere è perché troppo spesso di fronte a queste analisi prevalga una colpevole indifferenza. Sembra che non ci interessi oppure, se ci interessa, vince la impotenza. Invece qualche segnale positivo lo si può riscontrare; secondo la ricerca infatti, i cittadini europei usufruiscono di aria e acqua più pulite, meno rifiuti vengono portati in discarica e viene riciclato un maggior numero di risorse.

Proviamo a capire meglio, dai principali dati emerge che:
• le politiche dell’Ue hanno ridotto l’inquinamento e hanno migliorato in modo significativo la qualità dell’aria e dell’acqua in Europa, soprattutto la qualità dell’acqua dolce;
• la gestione dei rifiuti è molto migliorata, i rifiuti prodotti e conferiti in discarica sono diminuiti e soprattutto la percentuale di riciclaggio è aumentata quasi ovunque; i Paesi del See hanno raggiunto un tasso medio di riciclaggio del 29% nel 2012, rispetto al 22% nel 2004;
• l’uso di combustibili fossili è diminuito, così come le emissioni di alcuni inquinanti derivanti dai trasporti e dall’industria permettendo che le emissioni di gas a effetto serra siano diminuite del 19% a partire dal 1990 (nonostante un aumento del 45% della produzione economica);
• il settore dell’industria ambientale è cresciuto di oltre il 50% dal 2000 al 2011 ed è uno dei pochi settori ad avere prosperato in termini di ricavi e posti di lavoro dall’inizio della crisi finanziaria del 2008.

Sono buone notizie, però allo stesso tempo occorre essere consapevoli che le attuali politiche condivise non sono sufficienti per il raggiungimento a lungo termine degli obiettivi ambientali dell’Europa, come la riduzione dell’80-95% delle emissioni di gas a effetto serra. Quindi il costante degrado degli ecosistemi minaccia la produzione economica e il benessere europeo. La metà dei corpi idrici d’acqua dolce in Europa difficilmente raggiungerà il “buono stato ecologico” nei prossimi anni. Si presume che i miglioramenti previsti per la qualità dell’aria non saranno sufficienti a prevenire i danni, mentre è previsto un peggioramento degli impatti derivanti dal cambiamento climatico. La biodiversità continua a essere erosa. Rispettivamente il 60% delle valutazioni relative a specie protette ed il 77% di quelle relative a diversi tipi di habitat considerati hanno evidenziato uno stato di conservazione sfavorevole. L’Europa non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020 di arrestare la perdita di biodiversità.
Così viene scritto sul sito dell’Agenzia: “L’ambiente in Europa 2015: la prosperità futura dipende da passi più decisi in materia di politiche, conoscenza, investimenti e innovazione Le politiche ambientali e climatiche dell’Europa hanno fornito benefici sostanziali, migliorando l’ambiente e la qualità della vita, dando impulso al contempo all’innovazione, alla creazione di posti di lavoro e alla crescita. Nonostante questi successi, l’Europa si trova ancora a dover affrontare una serie di sfide ambientali in costante aumento. Risolverle richiederà modifiche fondamentali nei sistemi di produzione e consumo che sono alla radice dei problemi ambientali.”

Per saperne di più [vedi].

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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