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Il settore dell’acqua continua ad essere di grande interesse industriale e soprattutto di grande importanza ambientale, però le contraddizioni continuano a produrre gravi criticità strutturali e la situazione delle infrastrutture idriche e della gestione dell’acqua rimane fortemente penalizzata. Negli ultimi anni molti risultati positivi e un segnale decisivo di cambiamento sono stati prodotti da una forte regolazione con cui l’Autorità ha saputo realizzare e coordinare, dopo i primi anni di avvio, il settore con grande credibilità e autorevolezza, non solo autorità. Anche le Istituzioni stanno rafforzando le loro politiche ambientali per mezzo di progetti di crescita, e non più solo programmi di speranza, così come alcune aziende dei servizi pubblici ambientali hanno prodotto una forza e una capacità tecnologica molto superiore rispetto al passato. Molti investimenti si stanno facendo e cresce la capacità di reazione e innovazione nel ciclo dell’acqua (soprattutto grazie al nuovo metodo tariffario) e le aziende di prodotti e di servizi hanno mantenuto alto il presidio di offerta qualificata. Ma non basta.

Serve un approccio moderno e sostenibile al problema della qualità verso una sostenibilità economica circolare che deve fare riferimento alla qualità dei corpi recettori, sia in senso generale, sia in funzione della specificità degli usi; bisogna incentivare la riduzione degli sprechi, migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione, ridurre le perdite, favorire il riciclo dell’acqua ed il riutilizzo delle acque reflue depurate. Di recente si rilevano tendenze nel settore innovazione di grande importanza e si registra un crescente interesse, sia a livello istituzionale che a livello produttivo, verso tecnologie di trattamento appropriate e sistemi/ tecniche volti ad una riduzione dei consumi, alla razionalizzazione (contemplando anche le opzioni di recupero e riutilizzo) dei flussi idrici e al recupero di materia nell’ambito dei processi produttivi. Però serve di più: dalla digitalizzazione del settore, allo smart metering, ai nuovi contatori (di cui scontiamo ancora una carenza normativa), al monitoraggio del microbiologico, alla riduzione dei consumi energetici e alla risoluzione del problema fanghi. L’innovazione sarà di grande aiuto. Serve però lo sviluppo di una cultura economica dei servizi pubblici ambientali, una maggiore attenzione sia a livello di costi che soprattutto di prezzi e dunque di tariffe. Serve un percorso di civiltà, ma anche il necessario sviluppo di una cultura economica del settore.
Se ne parlerà dal 17 al 19 ottobre a Bologna ad Accadueo (www.accadueo.com).

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it