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Interessa molti, credo, il fatto che i lavoratori bancari, nella piattaforma per rinnovare il loro contratto nazionale, abbiano inserito le rivendicazioni specifiche dentro la proposta di un nuovo modello di banca, in grado di accompagnare la crescita economica del Paese.
In sostanza, tutti i sindacati di settore – la piattaforma è unitaria – chiedono di cambiare radicalmente orientamento: gli istituti di credito debbono passare dalla predominanza di erogazione di servizi finanziari, che li ha caratterizzati in questi ultimi anni, ad una politica di servizi avanzati per le famiglie, le imprese, il territorio. Il denaro, insomma, deve andare all’economia reale, e non fluire in quella virtuale dei prodotti più o meno sofisticati, non di rado pericolosi, che vengono scaricati sull’inconsapevole cliente.
In questo senso, e per raggiungere nuovi standard di qualità delle banche, vanno utilizzati sia i nuovi strumenti tecnologici, sia il personale delle banche che va formato e valorizzato, dando opportunità ai giovani, il tutto per instaurare un rapporto di fiducia con il cliente.
Il contratto, secondo alcune fonti (soprattutto la Fabi, il maggior sindacato di categoria) sarebbe in dirittura d’arrivo. Vedremo se l’Abi, l’associazione delle banche italiane, saprà dare risposte credibili: a lungo ha opposto soltanto la necessità di ridurre i costi per via delle crisi, tagliando gli organici.
Va rilevato comunque che in questa posizione del sindacato c’è una forte responsabilità, che ha cancellato molti pregiudizi sulla realtà del settore. Chiamare il mondo del credito ad impegnarsi per fuoriuscire dalla crisi è un atto importante, e il sindacato ha dimostrato in questo caso di saper proporre soluzioni concrete, valide per la collettività, non corporative.
Dovrebbe succedere sempre più spesso anche in altri settori, a cominciare da quello della pubblica amministrazione, dove numerosi sono i problemi ancora irrisolti, per primo quello della burocrazia e dell’inefficienza. In tal modo il sindacato sarebbe spinto a fuoriuscire da una crisi di identità e di ruolo neanche tanto velata. Ma questa è un’altra storia.

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Franco Stefani

Franco Stefani, giornalista professionista, è nato e vive a Cento. Ha lavorato all’Unità per circa dieci anni, poi ha diretto il mensile “Agricoltura” della Regione Emilia-Romagna per altri 21 anni. Ha scritto e scrive anche poesie, racconti ed è coautore di un paio di saggi storici.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it