E adesso che abbiamo finito la storia, cosa ci resta da fare?
L’ultimo romanzo di Andrea Pagani
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A Ferrara Guglielmo passò la sua giovinezza fra lezioni di fisica e matematica al liceo, interminabili partite di tennis e sabati sera pizzaioli con gli amici. A Virgo di Cascina, nel centro astronomico in provincia di Pisa, 30 anni dopo, Guglielmo passa gli anni alla ricerca di perturbazioni dello spazio-tempo, onde gravitazionali. Poi un giorno Guglielmo, attraverso un interferometro, riceve un segnale dall’universo, un’increspatura che crea un terremoto nella sua identità rendendogli necessario tornare a Ferrara.
Nel suo ultimo romanzo, La fontana bianca, Andrea Pagani indaga la vita attraverso i ricordi. L’adolescenza passata a Ferrara, lasciata successivamente per gli studi universitari e per il lavoro. A seguito di un’accattivante strategia narrativa, Pagani viaggia nel tempo anche per mezzo della fisica. L’irrompere della scienza, con la Relatività e le onde gravitazionali, scompagina le carte conducendo alla disintegrazione del flusso universale del tempo, spaesando il protagonista Guglielmo, sconvolgendo le sue certezze, il senso comune, la dimensione della sua vita. L’autore riesce a tenere in piedi, con maestria narrativa e un elegante forma espressiva, la struttura del romanzo con un’operazione filosofico-etimologica. Il richiamo al cuore creato dalle cose impresse nel ricordo ha un’implicazione di sentimento. Remo Bodei si chiedeva: “Cosa abbiamo perduto nella nostra civiltà e nella nostra vita per riversarci con tanta foga sulle merci? Quale vuoto, eventualmente, esse ricoprono?”. Le cose registrano il tempo e talvolta tentiamo di leggere i segni del tempo, le impercettibili variazioni che la luce, i colori e le forme lasciano, trascorrendo, sulle cose. Un’evanescente vanità del visibile. Talvolta tentiamo di cogliere il variare continuo delle tonalità di colore che le cose subiscono per effetto degli spostamenti del punto di osservazione nello spazio. Se ci riusciamo, siamo meravigliati e commossi da queste piccole metamorfosi, dal miracolo quotidiano del venire delle cose alla presenza. Una racchetta da tennis della nostra giovinezza, quella maglietta, quella partita, il profilo di una ragazza, possono venirci in aiuto in questa ricerca dell’emozione.
Richiamiamo alla mente quello che ci è successo nel passato caricandolo di significati sempre nuovi a seconda di come viviamo il momento, del nostro stato d’animo. I ricordi ci permettono di viaggiare nel tempo. Quanto tempo dedichiamo ai ricordi? Ci immergiamo in uno stato immaginario, creativo, di evasione della realtà. Forse è più di metà della nostra vita! Allora, nel dubbio, quale è la realtà ed il sogno? Il protagonista Guglielmo, Max, Teresa, Ricky, Berto, Poci, Pietro, Jango, la Pilla e tutti gli altri ragazzi della Ferrara degli anni ’80 ci accompagnano alla ricerca dell’identità, comunque essa sia orientata individualmente o collettivamente.
Le cose possono essere le chiavi per rivivere il tempo. Il ricordo è per ricoprire il vuoto temporale e di meraviglia di cui oggi abbiamo bisogno.
(La fontana bianca. Editrice La Mandragora, Firenze)
Andrea Pagani, narratore e saggista, collaboratore di Zanichelli, insegna letteratura e storia.
www.andreapagani.com
Presentazione del libro:
https://www.youtube.com/watch?v=6sj0kjzv_yw
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Davide Bassi
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