Durante il lockdown in Emilia-Romagna più che raddoppiate le chiamate al 1522 per denunciare abusi e maltrattamenti.
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Lori: “L’emergenza sanitaria ha acuito fragilità e problemi e ci deve spronare ad un ulteriore impegno nel contrasto alla violenza. Partendo dalla qualità del lavoro femminile”. Petitti: “Le donne non sono sole, in regione una rete di assistenza e protezione che può accompagnarle fuori dal tunnel”
Nel periodo marzo-giugno 2020, da Rimini a Piacenza 804 telefonate al numero verde contro le 365 dello stesso trimestre 2019. I casi di violenze domestiche e stalking accertati sono stati 377: più del doppio dello scorso anno. E in Italia calano gli omicidi, ma cresce l’incidenza delle vittime di sesso femminile. Il sostegno della Regione ai centri antiviolenza: nel 2020 risorse per 2,7 milioni di euro. I dati dell’Osservatorio regionale.
L’emergenza Covid ha fin da subito messo in evidenza i rischi a cui sono esposte le donne vittime di violenza, in particolare nei contesti domestici. In Emilia-Romagna le chiamate al numero verde 1522 sono più che raddoppiate, passando dai 365 casi del periodo marzo-giugno del 2019 agli 804 dello stesso periodo di quest’anno. Mentre nei primi sei mesi dell’anno è cresciuto del 5% (il dato si riferisce a tutto il territorio nazionale) il numero di donne uccise, pur a fronte di un calo generalizzato degli omicidi.
Il documento – presentato dall’assessora regionale alle Pari Opportunità Barbara Lori, insieme alla presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Emma Petitti in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – si basa sui dati elaborati dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, raccolti in collaborazione con i Centri antiviolenza per l’anno 2019, con una sezione specifica dedicata all’impatto della pandemia da Coronavirus durante il periodo del lockdown della scorsa primavera.
“L’emergenza sanitaria e la collegata emergenza sociale ed economica – ha sottolineato l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori – hanno acuito fragilità e problemi che ci devono spronare ad un ulteriore impegno nel contrasto alla violenza alle donne. A partire dalle azioni che stiamo realizzando per qualificare il lavoro femminile, indispensabile presupposto di autonomia e di emancipazione da condizioni di assoggettamento fisico e psicologico. L’Emilia-Romagna può contare su una rete di servizi consolidata e su un elevato patrimonio di professionalità. Da qui vogliamo partire per rafforzare ulteriormente la nostra azione per costruire una società più equa e più giusta, in grado di valorizzare le potenzialità di tutti, facendo tesoro di ogni specificità individuale”.
“Anche nella fase emergenziale legata alla pandemia l’Emilia-Romagna ha dimostrato una straordinaria capacità di fare rete nel gestire le criticità legate alla violenza sulle donne che durante i mesi di lockdown, soprattutto tra le mura domestiche, è purtroppo aumentata. In questi anni – ha commentato la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti – la nostra Regione ha costruito un sistema di prevenzione e protezione per fronteggiare al meglio le emergenze e sono certa che si continuerà sul percorso tracciato potendo contare su punti di forza come il lavoro di squadra tra enti, le sinergie tra pubblico e privato e la piena collaborazione tra Giunta e Assemblea legislativa. Credo sia altrettanto importante agire sul fronte della prevenzione e invito le donne a denunciare: non siete sole. Esiste, ed è efficientissima, una rete di assistenza e protezione che può accompagnarvi fuori dal tunnel. Troviamo tutti quel coraggio per dire basta alla violenza”.
Se in generale il confinamento forzoso ha determinato una prevedibile flessione delle denunce per i reati riconducibili alla violenza di genere e degli accessi ai centri anti-violenza, è però dunque cresciuto del 5% il numero di donne uccise in Italia nei primi sei mesi del 2020: su 131 vittime, 59 sono state donne contro le 53 del 2019. Il 77% di questi omicidi si è consumato tra le mura di casa. In lieve aumento anche i delitti compiuti da partner o ex partner (da 32 a 36). Dati tanto più allarmanti, se si considera la riduzione registrata nello stesso periodo gennaio-giugno 2020 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente del numero complessivo di omicidi: -19%.
Violenza domestica e stalking: le richieste di aiuto in Emilia-Romagna
Per quanto riguarda i fenomeni di violenza domestica e stalking, pur mancando rilevazioni statistiche in tempo reale, elementi importanti sono emersi dallo studio condotto dall’Istat sulle chiamate al 1522, il numero verde attivato nel 2013 dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di offrire un primo supporto alle donne vittime di violenza. Nel periodo marzo-giugno 2020, in piena pandemia, le richieste di aiuto a cui hanno risposto gli operatori sono cresciute in maniera netta. Anche in Emilia-Romagna dovele telefonate sono più che raddoppiate: 804 contro le 365 negli stessi mesi del 2019.
Significativa è stata anche la crescita dei primi contatti avuti sul territorio regionale, pari a 683 nel quadrimestre considerato. Lo scorso anno erano stati 289. Più contenuta invece la frequenza dei contatti successivi al primo: 121 tra marzo e giugno (+45 rispetto al 2019 e +70 rispetto al 2018). Le chiamate riconducibili a casi di violenza o stalking rilevati dal numero verde in Emilia-Romagna sono state 377: più del doppio delle 171 registrate nello stesso periodo dello scorso anno.
Le rilevazioni hanno inoltre riscontrato una concentrazione delle chiamate di notte o mattina presto (+7,4% tra le 21 e le 5 del mattino da marzo a giugno 2020), con una riduzione in concomitanza delle festività (Pasqua e Feste del 25 aprile e 1^ maggio). Elementi che dimostrano come la convivenza forzata riduca la possibilità per le vittime di chiedere aiuto. Un numero consistente di donne che si è rivolto a questo servizio ha chiesto supporto di tipo sociale e psicologico.
L’attività dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio durante il lockdown
La difficoltà delle donne durante i mesi più difficili della pandemia è confermata dai dati di accesso – in diminuzione – alla rete dei servizi presenti in Emilia-Romagna. In controtendenza rispetto al 2019 quando 5.662 donne avevano contattato un centro antiviolenza, rispetto alle 4.871 del 2018.
Nei primi 5 mesi del 2020, le donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza sono state 2.134 contro le 2.497 del 2019. Dimezzati in particolare i contatti avuti nel mese di marzo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente – da 340 nel 2019 a 184 nel 2020 – e gli ingressi nelle Case rifugio tra gennaio e maggio: da 143 nel 2019 a 76 nel 2020. In calo anche il numero degli accessi, sempre tra gennaio e maggio, ai Centri dedicati al trattamento degli uomini maltrattanti: da 129 a 106.
Una situazione complessa durante la quale i Centri antiviolenza hanno comunque continuato a garantire la loro operatività modificando le modalità di lavoro. Hanno nella maggior parte dei casi attivato nuovi numeri di telefono e potenziato canali di comunicazione facebook e whatsapp, assicurando comunque sempre nei casi di emergenza interventi in presenza.
Un’attività che la Regione ha sostenuto stanziando, ad aprile 2020, oltre 357mila euro per le spese straordinarie dovute all’emergenza sanitaria quali il pagamento di strutture ricettive temporanee per le donne e i figli o l’acquisto di presidi tecnologici (tablet, cellulari, attivazioni di connessioni internet, ecc.) per consentire il contatto tra operatrici e donne.
A queste risorse si sono aggiunte quelle messe a disposizione dal Dipartimento Pari Opportunità con un bando che ha previsto un finanziamento massimo di 15mila euro per ogni Casa rifugio e 2.500 euro per Centro antiviolenza.
La rete dei servizi in Emilia-Romagna: nel 2020 risorse per 2,7 milioni di euro
In Emilia-Romagna sono operativi 21 Centri antiviolenza, 41 Case rifugio e 16 Centri per uomini maltrattanti, di cui 7 pubblici e 9 del privato sociale.
Una rete diffusa sul territorio che la Regione sostiene con quasi 2,7 milioni di euro (2.694.567,75), risorse stanziate per il 2020 dal Dipartimento nazionale Pari opportunità. Di queste circa 1 milione di euro sono stati utilizzati per il funzionamento dei Centri antiviolenza e altrettanti per le Case rifugio; 658 mila euro sono stati assegnati per finanziare interventi per promuovere l’autonomia abitativa delle donne in percorso, mentre 50 mila euro sono andati ai Centri pubblici per uomini maltrattanti.
Nel 2019 le donne che hanno contattato un centro antiviolenza per ricevere attività di sostegno e di consulenza sono state 5.662 (nel 2018 erano state 4.871).Per quanto riguarda le Case rifugio – strutture a indirizzo segreto o riservato, che forniscono gratuitamente un alloggio sicuro a donne vittime di violenza, con o senza figli – nel 2019 i pernottamenti totali sono stati 54.652 contro i 41.903 dell’anno precedente. Infine nel 2019 sono stati 370 gli uomini in percorso presso un Centro per uomini maltrattanti. Erano 249 nel 2018.
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