Che i social network facciano parte della nostra vita in pianta stabile, abbiamo modo di appurarlo quotidianamente. Che possano essere veicolo di umanità però, non è cosa di tutti i giorni. Solitamente si pongono sui media passioni, attimi di frenesia o semplici pensieri figli di una giornata non proprio positiva.
Tuttavia succede che a volte le piattaforme digitali possano fungere da tramite per veicolare umanità e quando questo capita, è il cuore a parlare e a mettersi in moto. E’ il caso di Dries Mertens, ala 27enne del SCC Napoli, squadra del capoluogo campano iscritta al campionato di Serie A Tim. In campo è un funanbolo, tutto istinto, sulla fascia sinistra della squadra partenopea.
Il centrocampista belga, navigando su Instagram (noto social network dove caricare le proprie foto) si è imbattuto in un’immagine molto particolare. Siamo in Africa, precisamente a Meliandu (nel sudest della Guinea), ci sono una ventina di bambini seduti su alcune panche di legno, stanno assistendo ad una lezione di francese. E’ un’istantanea, inserita all’interno di un progetto sulle conseguenze dell’ebola e dei conflitti armati nell’Africa Nera. Nella foto, scattata da Pete Muller (fotografo di National Geographic, rivista per il quale ha realizzato il servizio), spiccano due elementi sopra gli altri.
I bambini sono attratti quasi folgorati dalla lezione, da tutti quei segni sulla lavagna, in quel momento nulla è più importante per loro (un po’ come succede nelle classi dei nostri istituti italiani, dove schiamazzi e confusione sono all’ordine del giorno…). E poi i colori: lunghe tuniche, camicie azzurre, beige o viola, magliette a righe o quella rossa, in primo piano, con una grande scritta sulle spalle. I colori di un continente che troppo spesso viene sottovalutato, relegato alle questioni di Paese da terzo mondo, sempre più scippato di ogni bene, dilaniato dalle guerre e abbandonato dai più. Spicca una divisa, sulla destra, camouflage. Sembra uno dei “soliti” vestiti dismessi, uno di quei capi “fuori moda” che noi occidentali buttiamo nei cassoni della Caritas come se fossero il peggio del peggio sulla terra… ma per qualcuno sono essenziali. E’ una t-shirt, una divisa di gioco. Precisamente è la divisa del Napoli, della scorsa stagione. Mertens, 14. I caratteri sulla maglietta sono grandi e ben leggibili. Il giocatore non può rimanere indifferente, è stato bambino anche lui. Ha indossato anche lui la “camiseta” di qualche suo idolo. Ma questa volta è diverso, e lui lo sa. Lo sa talmente bene che vuole fare qualcosa per quel suo piccolo grande ammiratore, consapevole o meno che sia.
Da qui la richiesta di aiuto, tramite il suo account Twitter, al canale ufficiale di National Geographic sul medesimo social network: “Aiutatemi a trovare quel bambino, voglio regalargli la maglia di quest’anno”.
Non sappiamo ancora come si risolverà questa bella vicenda, fatta di casualità e attenzione verso il prossimo. Si parla molto della figura dei calciatori, dei loro pochi ideali, della loro propensione ai soldi, alle auto di lusso e alle belle donne. Mertens ci stupisce, e siamo contenti che lo faccia, in un mondo che sempre più sembra chiudersi nella sfera dell’io, c’è ancora qualcuno che riesce a vedere un Noi. Speriamo che possa essere questo un briciolo di luce per un continente spesso definito maledetto come l’Africa, augurandoci che il proposito dello sportivo possa andare a buon fine.
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Alessio Pugliese
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