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Da: Organizzatori

In Italia la maggior parte degli autori, e delle autrici, di testi di ogni genere sulla Prima guerra mondiale (o Grande Guerra) hanno glissato, citandolo come argomento di nicchia o numericamente inconsistente, sulla presenza di dottoresse: in effetti solo in Italia 8500 Infermiere Volontarie della CRI fanno sparire le 48 dottoresse e farmaciste, ma ciò non toglie che sia ora di parlarne e farne riemergere i nomi e le storie.
Riporto dalla introduzione scritta dalla Prof.a Isastia al Congresso di Studi Storici internazionali del 2015 avente per oggetto Le donne nel primo conflitto mondiale dove, per la prima volta, l’argomento ‘Dottoresse al fronte’ italiane è stato trattato dagli storici ufficiali: «Le necessità della guerra fanno cadere divieti e proibizioni e noi scopriamo donne arruolate, in quanto medico; vestono il grigioverde e portano le stellette.
Esperienza incredibile, rapidamente dimenticata e rimossa nell’immaginario collettivo. Tanto più significativa se riflettiamo al fatto che circa la metà delle donne laureate in medicina in Italia chiesero di arruolarsi volontariamente. Tra di loro Clelia Lollini che opera per due anni nell’ospedale militare di Venezia, Anna Dado Saffiotti, attiva nell’ospedale di guerra di Palermo (tappa delle navi ospedale), Filomena Corvini, ufficiale medico al fronte (e in Russia durante la II GM), Eloisa Gardella, in zona di guerra per due anni. Mentre l’attività e l’impegno delle dottoresse è stato presto cancellato, l’immaginario collettivo ha invece esaltato la figura delle crocerossine, raffigurate ovunque su cartoline, manifesti e fotografie, forse perché il loro impegno era visto come una prosecuzione del lavoro di cura svolto da ogni donna tra le mura domestiche.( …) la rappresentazione simbolica ha riassunto e sintetizzato nella figura della crocerossina l’assistenza femminile di guerra, dimenticando tutto il resto per quasi un secolo».
Alcune di queste donne, come Clelia Lollini e Matilde Bonnet, di ritorno dal congresso americano, furono tra le fondatrici in Italia della Associazione Donne Medico, altre parteciparono poi ai lavori della Assemblea Costituente, altre prestarono servizio anche nella seconda guerra mondiale (come Luisa Levi, medica della 76° Brigata Garibaldi o Filomena Corvini, in Russia con gli Alpini), altre sparirono nel 38 in seguito alle leggi razziali.
Scrivere la storia di queste donne è tutt’altra cosa: recuperare nomi, documenti e storie un lavoro ancora in corso e che procede da diversi anni grazie alla caparbietà della ricercatrice Elena Branca ma anche alle tante persone che, man mano, stanno ritrovando nelle loro biblioteche e nei loro archivi dati e documenti che, gentilmente, mettono a disposizione per questo lavoro di recupero.
Il libro di Elena Branca è alla seconda edizione, grazie all’ANSMI (Associazione Nazionale Sanità Militare) del Piemonte, ma le ricerche proseguono.
Partendo da una fotografia che ritrae una signora in grigioverde e stellette, alle storie di una cinquantina di donne molte delle quali, per ora, hanno lasciato solo il nome in un elenco: donne particolari, laureate in medicina o in farmacia negli ultimi anni dell’800 (come la Montessori) o nei primi anni del ‘900, le altre, provenienti da famiglie che fanno studiare le figlie femmine e le avviano a una professione.
Troviamo donne di famiglia ebrea, valdese, socialista, garibaldina e straniere venute in Italia per studiare: in ogni caso grandi donne delle quali è giusto riportare alla memoria il lavoro e l’impegno.

Elena Branca è autrice di Appunti di studio. Dottoresse al fronte? La C.R.I. e le donne medico nella Grande Guerra: Anna Dado Saffiotti e le altre, Edizioni A.N.S.M.I., Torino 2016

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