Donald Trump, la crisi della democrazia, la crisi della fiducia nelle istituzioni.
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Il 7 Gennaio 2021 è stato un giorno drammatico per tutte le democrazie occidentali. I “partigiani di Trump” hanno preso in ostaggio le istituzioni della più grande democrazia del mondo. L’America è tramortita, sconvolta dalle immagini del suo Congresso invaso e occupato. Pochi minuti prima della mezzanotte, Camera e Senato degli Stati Uniti bocciano gli ultimi ricorsi contro l’elezione di Joe Biden. E’ il primo segnale di ritorno alla normalità.
Tutto questo rimanda a un tema che avevo già provato a declinare su queste pagine: la grande crisi delle democrazie occidentali.
E’ in crisi l’idea di ‘democrazia’ che ha dominato nel mondo occidentale per almeno cinquant’anni. Democrazia (dal greco antico: δῆμος, démos, “popolo” e κράτος, krátos, “potere”) significa “governo del popolo”, ovvero sistema di governo, in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo.
Si vedono, a maggior ragione oggi, delle tendenze generali che impressionano:
– Non ci si riconosce più nell’idea che un “governo del popolo” sia una “buona” e auspicabile forma di governo. Da qui molte derive: riproporre le oligarchie dei nobili, i governi illuminati dei magnati, le dittature della finanza e dell’esercito fino alle forme di autoritarismo monocratico e assoluto. I fanatici di Trump non conoscono il valore della democrazia e non si fidano delle sue istituzioni. Si fidano solo di quello che dice Trump, il deus ex machina che propone una “nuova verità” accettabile agli occhi di questa gente.
– Queste tendenze tendono a verificarsi quando la popolazione si trova in un forte stato di insicurezza e preoccupazione. La storia insegna che in tutti i momenti di forte crisi ‘sociale’ riemergono in maniera prepotente spinte all’autoritarismo. Ma non è solo quello.
Per quale motivo questa gente si fida di Trump?
– E’ più facile credere in una persona che in una istituzione. E’ più facile fidarsi di un magnate della finanza che sembra ricco, potente, invincibile piuttosto che di un sistema ramificato di partecipazione/discussione che trasmette un senso di maggiore incertezza e indeterminatezza da una parte, di inviolabilità dall’altra. “L’inviolabilità della confusione” è l’oggetto contro il quale questa gente si oppone al punto da rischiare di perdere la vita.
– “L’inviolabilità della confusione” crea un senso di impotenza e di irrealtà. L’impotenza derivata da una convinzione di fondo che non si potrà mai cambiare nulla se non saltando tutti quelli che sono gli iter democratici invasi da una burocrazia perniciosa e da una tendenza all’omeostasi insopportabile. Se a questo si associano esperienze personali di fallimenti professionali e personali si arriva ad una situazione di insofferenza insopportabile che può avere conseguenze devastanti sull’idea di legittimità delle azioni che uno può decidere di intraprendere.
– “L’inviolabilità della confusione” porta a valorizzare altre forme di “confusione” che sono considerate paritarie e legittime al pari della prima. Ad esempio la “confusione” dei travestimenti. E’ un travestimento quello di Biden che si presenta sempre in giacca e cravatta e che, anche attraverso il suo modo di vestire, incarna l’omologazione al déjà-vu, esattamente come è un travestimento quello di Batman che, tra l’altro, è un paladino della giustizia. Allo stesso modo è un accettabile il travestimento del guerriero vichingo con le corna sulla testa. Si fa avanti una forma di partigianeria distorta che prevede anche il ricorso a maschere delle fiction televisiva e dei fumetti. Tali “maschere” presentano un grado di “verità” non accettabile se paragonate all’abbigliamento dei parlamentari del congresso. Ma se salta l’idea che esistono delle istituzioni di cui fidarsi, di cui accettare un grado di “verità” condivisa e condivisibile, allora la loro esistenza diventa possibile e auspicabile. Si trasmigra nel mondo dell’ “è vero ciò che io considero vero”. Se per me Batman è vero, allora Batman è vero, perché non esiste altra verità aldilà di quella che io riconosco come tale, per quanto balzana sia.
– “L’inviolabilità della confusione” porta a un ripiegamento sull’individualismo smodato, a una necessità di farsi giustizia da soli, a una allentamento di tutti i vincoli sociali che di fatto garantiscono dei comportamenti corretti. Paradossalmente questo riporta come un circuito malato alla necessità di trovare qualcuno che incarna tutto il malessere, qualcuno che rappresenta un riferimento alternativo, diverso, adatto a dei Batman che non credono più a niente, che odiano le istituzioni perché inviolabili, che detestano i poteri democratici perché confusi. E’ abilità di pochi legittimare una nuova realtà che possa essere accettabile a dei personaggi delle fiction che prendono forma di esseri umani e invadono uno spazio fisico e simbolico che si chiama istituzione-democratica arrivando al terreno quasi-sacro del potere costituito. Trump è uno di questi e di questo suo potere bisogna prendere atto.
– L’idea di “inviolabilità della confusione” nasce anche da un profondo malessere personale. Dalla convinzione che da soli non si riuscirà mai a fare nulla di buono, che la vita sarà sempre più brutta, che mancheranno i soldi per pagarsi le medicine e la scuola dei figli, che i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Da una tendenza al nichilismo che annienta tutto e non permette di credere più a niente. Allora si diventa aggressivi per salvare prima se stessi e poi per legittimare una nuova realtà che permetterà ai vincitori di fare cose diverse, creare un mondo migliore, come tanti nuovi super-eroi del mondo nuovo. Apparentemente si vede un miscuglio tra realtà e fantasia che sembra degno di soggetti malati. Ma non è così, il travestimento è solo un modo di affermare la ricerca di una identità diversa perché si è persa la precedente. Questo, non necessariamente è un fenomeno inta-psichico malato. Lo stigma di “malattia” è, in situazioni come queste, il segnale di un irrigidimento del sistema delle istituzioni che si deve riprodurre sempre uguale piuttosto che la preoccupazione per una specie di deviazione collettiva verso la fantasia e l’irrealizzabilità. (Poi tutte le scienze umane insegnano che più i sistemi sociali sono rigidi e più tendono ad espellere ciò che è diverso e ciò che fa paura perché minaccia le regole di sopravvivenza del sistema in quanto tale).
– “L’inviolabilità della confusione” ha fortemente a che fare con il tema della fiducia. E’ completamente saltata in queste persone scorrette, fantasiose e aggressive l’idea che le istituzioni democratiche potranno migliorare la loro vita e quella dei loro figli. Forse lo potrà fare un non-democratico, un autoritario dai capelli gialli e dagli occhi di ghiaccio che sembra anche lui uscito da una fiction.
Ricordo che la fiducia può essere riposta nei confronti di una singola persona e nei confronti di un sistema sociale. La fiducia ha quindi una dimensione “personale” che si concretizza nel fidarsi di un’altra persona e ha una dimensione “sistemica” dipende cioè dal fatto che dei sistemi sociali diventino stabili grazie alla comunicazione intersoggettiva. Sistemi stabili riducono la complessità del mondo e permettono alla fiducia di passare dalla personalità singola al sistema, riponendo aspettative sulla correttezza e prevedibilità delle regole di funzionamento dello stesso.
E’ proprio questa previsione di “stabilità” che permette il passaggio dalla fiducia nel singolo alla fiducia nel sistema. Un sistema stabile, utilizzando le regole che si è dato, garantisce la prevedibilità delle conseguenze di molte azioni e, facendo questo, assolve a diverse funzioni: facilita la codifica dei messaggi, semplifica le procedure, rende relativamente stabili le aspettative. In sostanza riduce la complessità del mondo. Il problema della fiducia è fortemente legato a quello della riduzione di complessità necessaria per capire e prevedere cosa succederà nel mondo. Come scrive Luhman (1989): “Il problema della fiducia è legato ad una riduzione di complessità, e in modo ancora più specifico, di quella complessità che entra nel mondo in virtù della libertà di altri individui. La fiducia ha quindi la funzione di ridurre tale complessità”
Se questo avviene si passa dalla fiducia nell’azione del singolo alla fiducia nei meccanismi organizzativi del sistema, cioè la fiducia viene riposta in quelle regole che garantiranno un funzionamento prevedibile e semplice dei sistema stesso.
Ma può anche capitare che la fiducia sistemica sia tradita. In questo caso per un po’ la fiducia viene comunque reiterata e poi si traduce in sfiducia nel sistema e nell’insieme delle regole che usa per semplificare/ridurre la complessità del mondo. E’ per questo che fiducia e sfiducia convivono in un universo esplicativo di carattere sociale. Sarebbe difficile spiegare il vero significato e le implicazioni di una se non fosse altrettanto chiaro il vero significato e le implicazione dell’altra.
La fiducia e la sfiducia incorporano meccanismi di reiterazione che sono sia riduzionistici che limitati temporalmente e quindi è possibile che a un certo punto si invertano. La fiducia tradita si trasforma in cieca sfiducia oppure, al contrario, la sfiducia assorge a una possibile fiducia retroattiva.
In questo complesso passaggio dalla fiducia nel singolo alla fiducia nel sistema e nelle sue continue trasposizioni e reiterazioni che si innesta e si spiega, a mio parere, quel che è successo ieri.
In quel gruppo di persone è completamente saltata la fiducia nel sistema ed è emersa, in maniera prepotente ed esiziale, la necessità della fiducia in un singolo individuo (Donald Trump il super-eroe invincibile) come unica e ultima strada per risuscitare quel minimo di “mondo buono” che permette di tenere lontano la disperazione più bieca.
Non c’è dubbio che tutto questo attesti una forte crisi della democrazia. Non c’è dubbio che quello che abbiamo visto è solo l’iceberg di un cambiamento sistemico che si sta muovendo da molto tempo, che è molto significativo e degno di importanti riflessioni da parte di tutti quelli che credono nei valori proposti e sostenuti della democrazia.
Trump centra in tutto questo perchè è stato il catalizzatore di in grande malessere. La sua presenza e azione ha facilitato la retroazione della fiducia dal sistema alla singola persone. Ma anche senza Trump la situazione non sarebbe cambiata di molto. Ed è in quest’ultima consapevolezza la vera riflessione che, a parer mio, va fatta. Bisogna analizzare il fenomeno con molta lucidità se volgiamo salvare le nostre istituzioni e aprire la porta a un futuro di cambiamento democratico, di riforma costituzionale, di deburocratizzazione e di ricostruzione di un senso del “vero” che vada bene ai più.
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Catina Balotta
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