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Da: Democratiche e democratici modenesi

Siamo democratiche e democratici, iscritti ed elettori del PD, collocati nel vasto campo delle diverse culture politiche della sinistra, del centrosinistra e della cittadinanza attiva da cui lo stesso PD è nato, decisi a prendere le distanze dalla Riforma Costituzionale oggetto del Referendum del 4 dicembre prossimo.
Non ci convince una riforma che si poteva e doveva fare meglio. Si poteva semplificare senza ridurre la rappresentanza e rendere più efficiente il potere esecutivo senza depauperare le autonomie regionali e locali. Lo diciamo dall’Emilia-Romagna, culla dell’ ‘autonomismo solidale’: una regione che si è sviluppata ed è progredita grazie alle capacità di generare in continuazione progetti e innovazione, resi possibili dalla capacità delle Istituzioni locali, dai Comuni alla Regione, di accrescere e valorizzare le peculiarità e le potenzialità economiche, civili, sociali e culturali dei nostri territori, facendo sistema e senza mai dimenticare i principi della democrazia, del rapporto con i cittadini e con i corpi intermedi di rappresentanza.
Non si tratta di ragionare sulla bontà del superamento del bicameralismo paritario, su cui in pochi hanno avanzato dubbi. Si tratta, piuttosto, di riaffermare, da un lato, equilibri e garanzie istituzionali proprie di un sistema parlamentare più democratico, e dall’altro, prerogative e capacità decisionali della Regione, nella chiarezza e nel rispetto dei compiti propri tra lo Stato e le autonomie locali. Il nostro è quindi un No al disegno centralistico che figura nella riforma; un disegno che, depotenziando il potere dei territori e dei cittadini, si traduce  in una regressione della qualità della democrazia rispetto a quello attuale.
Il nostro NO è perché vogliamo una riforma davvero efficace e incisiva. Se fosse vero che è “meglio cambiare comunque piuttosto che stare fermi”, non avremmo dovuto votare negativamente al referendum costituzionale del 2006. E invece, dicemmo No sulla base di una valutazione di merito, perché il cambiamento non è un valore in sé. E’ un valore  se aiuta a risolvere i problemi alla base della crisi economica, sociale e democratica che viviamo oramai da troppi anni.
Votiamo NO perché non ci convince un Senato come quello delineato nella Riforma, che non è un Senato delle autonomie perché non ha abbastanza potere su materie fondamentali per le autonomie, come le aree vaste, il coordinamento della finanza pubblica e dei tributi fra livelli di governo, i costi e i fabbisogni standard.
Votiamo NO perché non vi è garanzia che, con la Riforma, i senatori saranno legati a un rapporto diretto, di fiducia, con i cittadini dei loro territori e non rappresenteranno piuttosto i partiti da cui saranno nominati.
Votiamo NO perché questa riforma genererà ulteriore caos nelle Istituzioni. L’assenza di un meccanismo di conciliazione per i casi in cui Camera e Senato non trovino un accordo sulle importanti materie  su cui resta il bicameralismo paritario – trattati europei, riforma costituzionale, ordinamento dei comuni, ecc.  – può generare situazioni molto pericolose di stallo istituzionale.
Non ci convince la vulgata che spiega la riforma alla luce della riduzione dei costi della politica, che si sarebbe potuta ottenere con una semplice riduzione dei parlamentari, perché si traduce in un approccio populista e demagogico, che non aiuta un corretto confronto democratico e che favorisce chi sulla demagogia e sulla anti-politica ha costruito le sue fortune elettorali.
Votiamo NO perché la nuova legge elettorale (il cosiddetto Italicum) che, al netto di ‘aperture’, in questi molti mesi non si è voluto realmente cambiare, combinata con la Riforma Costituzionale, comporterà un vero e proprio stravolgimento della forma di democrazia parlamentare, concentrando il potere nelle mani del governo e di chi lo guida, attribuendo ad un unico partito (che potrebbe essere espressione di una ristretta minoranza di elettori) sia il potere esecutivo che il potere legislativo, per di più con l’iniziativa legislativa che passa dal Parlamento al Governo.
Votiamo NO perché c’è un serio problema di metodo e merito politico: la grave violazione dell’articolo 3 del Manifesto dei Valori del Pd che recita: “La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza, che essa non è alla mercé della maggioranza del momento, e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Partito Democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza”, Noi abbiamo fondato o abbiamo aderito a quel Pd e non abbiamo cambiato idea!
Per queste ragioni ci impegneremo nella campagna referendaria per il NO in autonomia e in collaborazione con i Comitati esistenti e creando occasioni per approfondire il merito della questione.
Il nostro è un NO a viso aperto che non gioca su ambiguità politiche e retropensieri, che entra nel merito della sfida referendaria, separandola con nettezza dalle questioni che riguardano l’attuale governo.
Siamo convinti che la nostra scelta, compiuta in coerenza con i nostri ideali e con lo spirito della Costituzione, dia linfa al PD, al suo costitutivo pluralismo e alla sua nativa connotazione di centrosinistra. Del resto, sulla Costituzione ciascuno di noi è chiamato, come dice lo Statuto del PD, a decidere nello spirito costituente, prima di tutto da cittadino e da cittadina.

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