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di Piero Stefani

In vista delle prossime elezioni l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri ha rivolto ai «carissimi figli e figlie» della sua diocesi un messaggio. Monsignor Negri, in quanto vescovo, afferma che sua missione inderogabile è comunicare il Vangelo. Parte integrante di questo annuncio è trasmettere una precisa concezione dell’uomo espressa nei principi fondamentali dalla dottrina sociale della Chiesa, da essa sempre proclamati e testimoniati. Questa visione è contenuta in «principi non negoziabili» che sono «inscritti nella coscienza di ciascuno». Il primo da cui tutti gli altri discendono è «la dignità della persona umana, costituita a immagine e somiglianza di Dio». Segue il consueto elenco esteso dalla sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale, alla famiglia naturale fondata sul matrimonio e ai diritti e alle libertà fondamentali della persona e così via.

Che la Chiesa abbia sempre proclamato e testimoniato i diritti e le libertà fondamentali della persona è un palese falso storico su cui non vale la pena soffermarsi. Più interessante è chiedersi chi sono coloro a cui Negri si rivolge con l’appellativo di «figli e figlie»: sono solo i credenti praticanti? Se fosse così sarebbe coerente richiamarsi ai diritti della persona creata a immagine e somiglianza di Dio; se invece quella qualifica si estende a ogni residente nella sua diocesi bisognerebbe far riferimento ai diritti umani che hanno un’altra base fondativa (qualunque essa sia) e non già a quelli della persona (per questa capitale differenza vedi D. Menozzi, Chiesa e diritti umani, il Mulino, Bologna 2012).

L’uso dell’ormai anacronistica espressione di «principio (o valori) non negoziabili» (da cui ha preso apertamente le distanze papa Francesco) lascia presupporre che monsignor Negri compia un’indebita sovrapposizione tra i diritti umani e quelli della persona. È evidente che anche il cattolico impegnato in politica crede che la persona umana sia stata creata a immagine e somiglianza di Dio; ma ciò non intacca il fatto che questo suo convincimento non vada direttamente assunto come un argomento a sostegno di decisioni pubbliche che riguardano pure individui o gruppi che non condividono la sua fede ma vivono, al pari di lui, in una società pluralista. In un contesto pubblico le argomentazioni devono essere di altra natura e vanno articolate, pur all’interno di una varietà di opzioni, facendo appello a un linguaggio condiviso (per esempio i principi della Costituzione italiana, testo che non nomina mai Dio).

Nessuno dei futuri candidati sindaco, a cominciare da Tagliani, interpellati dalla Nuova Ferrara a proposito del messaggio vescovile ha messo in rilievo questa capitale differenza. Per questo motivo ho ritenuto opportuno sottolineare la non sovrapponibilità pubblica tra diritti umani e quelli della persona.

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Redazione di Periscopio



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