Da: Ufficio Stampa
L’8 aprile ho rassegnato al Segretario Provinciale le mie dimissioni dalla carica di Segretario dell’Unione Comunale del PD di Ferrara, accogliendo l’invito a renderle pubbliche solo ora, nel rispetto di un momento drammatico che richiedeva coesione e silenzio.
Sono trascorsi solo 7 mesi dalla mia elezione: troppi pochi per presentare bilanci di cose fatte (che tuttavia non sono mancate), ma sufficienti invece per capire quali reali prospettive, possibilità e appoggi interni la mia segreteria avrebbe se continuasse. È un interrogativo che anche altri componenti si sono posti, giungendo alle stesse mie conclusioni e a loro volta scegliendo di dimettersi. Ritengo che la lungimiranza – di cui si deve necessariamente dotare chi guida un partito – non stia solo trovare la forza di guardare avanti e definire nuove rotte, ma anche di saper correggere in modo previdenziale la traiettoria prima che l’iceberg sbatta contro alla nave. Cittadini, lavoratori, commercianti, pretendono giustamente risposte e azioni, e soprattutto nella fase post-covid anche questo partito sarà tenuto a darne con più rapidità, rigore e fermezza. Da tempo io e la mia segreteria non eravamo più nelle condizioni di poter garantire una linea comune, che fosse interiorizzata e rispettata, fondamentale però per svolgere con chiarezza coesione l’azione politica. Ho ritenuto principalmente per questo motivo che le dimissioni fossero la scelta più giusta nonché la più rispettosa delle nature profonde del Partito e quindi di chi lo compone; volontà profonde che tuttavia devo precisare non collimano sempre con la richiesta chiara di discontinuità che invece mi aveva portato ad essere eletto a seguito della sconfitta.
Il tempo politico che si trova a gestire un Segretario è estremamente nobile, ma molto contingentato: al personalismo bisogna anteporre il volere della comunità. Fare un passo indietro oggi significa portare rispetto al tempo del partito, quindi agli iscritti, limitando così ulteriori sprechi e inutili stalli, che il PD francamente non può più permettersi. Il Segretario è prima di tutto un ponte e non una diga; al contenere e moderare, deve invece poter avere la possibilità e il giusto spazio di manovra per costruire rapporti e spianare nuove strade, nel segno della lealtà e collaborazione da parte di tutti. Sono entrato da civico moderato grazie ad una prova di estrema fiducia e come è giusto che sia, da ultimo arrivato, lascio e ritorno alle origini, invitando però il PD di Ferrara ora ad una seria riflessione interna, non puntando subito il dito sul chi, che forse sarebbe la cosa più istintiva, ma ponendo il focus sui perché, che richiedono invece autoanalisi e sono un ottimo punto di partenza per un nuovo capitolo.
Nicola Minelli
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