Se, nella settimana che ha portato all’elezione del presidente della Repubblica volessimo, come tento di fare, notare la pronuncia delle espressioni che la commentano, potremmo osservare che, come già aveva predetto Pier Paolo Pasolini, la lingua si adegua alla provenienza regionale.
Solo pochi anni fa la grande differenza era tra la parlata del Sud e quella Centro-Nordica, ma nel caso attuale il Sud adotta una dizione ‘neutra’ o meno riferibile alla dizione locale.
Ovviamente si parte da Roma.
Se ad una romana verace (prendiamo la première dame di Trastevere, vale a dire G.M.) le si chiedesse di esternare i dovuti auguri alla rielezione del capo dello Stato, si noterebbe subito un capovolgimento delle consonanti che perdono la p in favore della b- e la t in luogo della d.
A questo punto l’evidente scempiatura delle doppie, propria ai ministri ferraresi Franceschini e Bianchi eredi della contigua parlata veneta, confermano la localizzazione regionale. In tal modo vanno menzionate le parlate di tanti altri grandi elettori provenienti dalle diverse regioni italiane.
Se al modo di esprimersi si associa la postura e il comportamento fisico si veda come trottavano indaffaratissimi i politici grandi elettori e non solo nelle loro apparizioni, senza nemmeno avere la cortesia per la salute pubblica di usare le ffp2 raccomandate (vedi quelle orride di stoffa esibite dal maggior rappresentante della Lega, M.S)!
E che dire dei commenti succhiati come caramelle dai soliti noti – sempre quelli – che implacabili novelle ‘Sibille Cumane’, con l’occhio acquoso e incollato al telefonino, sparano i prevedibili e inutili commenti!
Le ragazze commentatrici scuotono la bionda chioma esibendo tacchi 98, come la mia amata Lilli nei loro giubbotti di pelle, che fa sempre molto corrispondente di guerra.
Apprezzatissimo il noto V.S. che, come nelle più celebri sequenze dantesche, arrota i denti in una parlata che non riesce a nascondere i segni della provenienza ferrarese, tra il rosso acceso della sua bellissima casa.
E veniamo alla lingua principe, il toscano, gestito nella sua versione vernacolare da M.R. La scorpacciata di aspirate raggiunge livelli altissimi mentre esibisce un impeccabile soprabito degno dell’antico e magistrale artigianato toscano.
Frattanto sul tavolo s’accumulano libri e libri sulla Shoah e sul Giorno della Memoria. Da sempre contrario alle proposte avanzate dal direttore del Teatro Comunale di Ferrara, Moni Ovadia, sulla settimana delle Memorie.
Sempre più convinto dell’unicità della Shoah, leggo e metto in relazione le pagine di Primo Levi raccolte nel volume: Così fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1989 con Leonardo De Benedetti, con la nuova edizione di una testimonianza fondamentale quale quella di Donatella Di Cesare [Qui], Se Auschwitz è nulla, Bollati Boringhieri,2022.
La riflessione della Di Cesare illustre filosofa, da tempo sotto scorta per le ignobili minacce subite, prelude con un commento che spiega, se non tutto, molto sull’evoluzione del negazionismo: “Il negazionismo è una forma di propaganda politica che negli ultimi anni si è diffusa entro lo spazio pubblico coinvolgendo ambiti diversi e assumendo accenti sempre più subdoli e violenti” (ivi, p. 13).
In tal modo la Di Cesare commenta l’evoluzione nel ventunesimo secolo del negazionismo che si presenta in forma ‘politica’ : “… il negazionismo non è riducibile in nessun modo alla revisione ed è invece un fenomeno che può essere considerato solo alla luce della sua matrice complottistica” (ivi, p. 36), così che “Il ‘complotto ebraico mondiale’ è il cardine del nuovo negazionismo nella sua versione più recente.” (ivi, p. 38)
Una considerazione che va tenuta ben presente nell’attuale situazione politico-economica mondiale.
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Gianni Venturi
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