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Abbandonati i L(a)idi al declinare della vampa luciferina, cominciano a Ferrara le mansioni legate al faticoso avvio del dopo-vacanze, scandite da una lettera misteriosa in cui si parla di una ‘carta smeraldo’, di straordinari modelli di raccolta dei rifiuti “coerenti con quanto previsto dalla legge regionale per il raggiungimento del 70% di raccolta differenziata” (cit.).
Mi accorgo con disappunto che l’appuntamento che mi è stato dato, in quanto il mio nome brilla come titolare della tassa sulla raccolta rifiuti, coincide con la presentazione in Castello di un libro su Bassani. Perciò, a meno di non recarmi con l’illustre compagnia nel locale adibito all’ottenimento dello smeraldo, mi rassegno a recarmi subito in quel luogo, via Boccaleone, frequentato da decenni come direttore dell’Istituto di Studi Rinascimentali.

Varco con baldanza la porta esattamente alle 10 e 27 e mi trovo coinvolto in una bolgia infernale dove vagano smarriti anziani/e, giovanotti, bambini in fasce, signore in gravidanza, qualche cane tra un minaccioso rumore di protesta. Mi rendo conto che il numero del display segna 68: il mio numero è il 146. Mi siedo titubante tra una seccatissima signora che protesta a bassa voce su questa indecenza, il cui risultato avrebbe naturalmente favorito i ‘negretti’ che occupano tutte le panchine disponibili nei giardini, e un severo signore che invita a non donare vestiti vecchi alla Caritas, chè li vendono per ottenere soldi. Ascolto almeno per mezz’ora le spiegazioni di una pazientissima addetta che ogni cinque minuti, illustra le meraviglie del nuovo contenitore che accoglierà la differenziata purché… purché ci si munisca di un sacchetto possibilmente di plastica biodegradabile e dalle dimensioni non eccedenti l’imboccatura della nuova macchina. Comincia, come una litania, a esemplificare il contenuto lecito del sacchetto: dai peli del gatto agli spazzolini usati, da ceramiche rotte a spazzole.
Il problema delle cacche del cane è assai dibattuto. Si può lasciare nel contenitore dell’umido, forse anche nell’indifferenziata oppure nei comuni cestini che in tutte le città del mondo le accolgono. Allora? In cosa consiste la grande novità? Restano intoccabili tutte le altre raccolte: carta, vetro, plastica e umido. Solo il macchinario nuovo si comporta come un ‘apriti Sesamo’ al tocco prima di un bottone poi, dopo misteriosi rovelli, al contatto con lo smeraldo. Geniale!

Ma un dubbio m’assale mentre il tempo nella soffocante sala sembra non progredire.
Tutto l’ambaradan a cui in egual misura hanno contribuito l’amministrazione comunale ed Hera non potrebbe qualificarsi come una violenza nei confronti del cittadino? E’ giusto che per una sciocchezza simile – a Firenze è bastato un mese perché tutte le differenziate vengano gettate in sportelli a livello del marciapiede e le scelte sono compito degli addetti – si obblighino i volonterosi cittadini a subire file interminabili e a provocare un clima di malcontento che certo non giova all’attuale amministrazione, che maldestramente ha mandato gli inviti nei mesi in cui la gente va in vacanza.
Scoppia dunque il principio primo della ‘ferraresità’, che spesso si confonde con la rancorosità. I vecchi anche se non tutti accusano l’amministrazione di aver fatto un simile casino (pardon!) per le elezioni, o per rendere le cose più difficili, o per trarne un dovuto compenso politico. E dalli con i migranti, con la Gad, come sbraita con approvazione dei più l’imponente signora che si è dovuta trascinare su tutta la via tra ciottoli sconnessi e livore mal sopito. La più bella sentita: “E già! Così si diffondono le malattie. A forza di manovrare l’impugnatura di chiusura!” A nulla vale ribadire che il contatto lo si ha comunque: sia che si maneggino soldi, o s’impugnino i sostegni nei mezzi pubblici o si pongano le mani nel salire. Nulla! O è colpa dei negri o quella di voler spillare più soldi.

E se mi sento frustrato nel constatare quanta rabbia covi tra il ‘popolo’ è altrettanto vero che si deve ammettere che comunque una violenza è stata perpetrata. Se si vuole che la differenziata regga non si rendano furibondi i ‘cives’ permettendo e fomentando una simile bolgia. La paziente addetta dice che non ci si lamenta se si fanno le code in ospedale o a ritirare analisi o alle banche o alle poste; ma si deve ribadire che per spiegare il funzionamento di una macchinetta ‘differenziata’ tanta violenta imposizione è un punto perso sia per Hera che per l’amministrazione comunale.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it