Oggi inizia quella che chiamiamo “la maturità” o, più correttamente, l’Esame di Stato che conclude il ciclo di studio delle scuole superiori.
Anche come docente sono sempre un po’ emozionato quando arriva questo momento.
Ricordo la mia di “maturità”.
Si finiva tardi allora, anche agli ultimi di luglio.
Caldo assurdo.
Mai studiato tanto in vita mia!
Per stare più tranquillo mi ero trasferito nella casa dei nonni.
Loro erano andati al mare, a Bellaria, e i miei mi avevano proposto di andare nel loro appartamento per preparare l’esame senza essere così disturbato da nessuno.
Ricordo come se fosse ieri la mia espressione di contrita rassegnazione, come se avessi dovuto adempiere ad un ordine superiore e necessario. Acconsentii facendo una smorfia di assenso con un viso ipocritamente triste
Appena fuori di casa diedi sfogo con canti e alte grida di gioia alla mia totale felicità per quell’occasione che mi si presentava nell’aver a disposizione una casa tutta per me, senza genitori intorno, dove potevo chiamare chi volevo io, ragazza compresa !
In verità non ebbi molto tempo da dedicare alle “relazioni sociali”.
Tra filosofia, greco, lettere e latino mi immersi ben presto in un mondo irreale popolato da personaggi che adesso vedevo con occhi diversi rispetto al racconto subito negli anni passati dai miei insegnanti.
In un qualche modo la poetica di Leopardi, il pensiero di Schopenhauer, le ragioni della crisi del ‘900…mi parlavano veramente!
In loro compagnia dalla mattina alla sera, non obbligato da nessuno, in una casa tutta a mia disposizione, piano piano cominciavo sempre più a sentire quei contenuti riferiti a me, mi interrogavano…stavano entrando nella mia storia.
Ricordo che di sera andavo a parlarne con Rita Montanari, una prof. straordinaria mia amica, e stavo là molto tempo a cercare di capire…di comprendere…
I miei amici venivano a suonare il campanello nel pomeriggio sul tardi.
Andavamo o dalla Gigina a farci un panino e una birra o a prendere un “cucciolone”(un gelato dell ‘Algida) ai giardini del Parco Massari…
Non era iniziata ancora l’era dell’aperitivo, (casomai c’erano altre esperienze attorno a noi segnate dalla droga ma questa è un’altra storia), ma anche li alla fine si arrivava a parlare dei temi degli autori da studiare.
Il sabato poi si correva tutti da chi aveva la casa al mare per un bagno liberatorio lungo fino alla domenica
Quel giorno alla fine arrivò.
Il pomeriggio precedente una drammatica telefonata mi raggiunse contribuendo a calare tutto quel periodo in una dimensione ancora più irreale.
Il nostro compagno di classe Nicola Bonetti era stato assassinato al lido di Spina da uno sconosciuto mentre si era appartato con la sua ragazza!
Ricordo che non riuscii a dire nulla all’amico chi mi aveva telefonato per darmi quella notizia tanto assurda.
Tornai in cucina a ripassare…con la mente che però lì non ci voleva più stare.
Era come se la realtà, che per più di un mese avevo lasciato fuori dalla porta, adesso, proprio nella notte prima degli esami, reclamasse drammaticamente il posto che le spettava.
Erano oramai le due.
Stanchissimo presi in mano il canto trentatreesimo del Paradiso per un ultimo ripasso.
Il mattino alle 8,30 entrai nell’aula 19 del liceo Ariosto per sostenere il colloquio finale dell’esame.
Dopo le formalità di rito il commissario di Italiano mi disse:
“Bene Paltrinieri possiamo iniziare . Cominciamo da Dante.
Prenda il Paradiso , il canto trentatre e commenti l ‘ultimo verso : l’amore che muove il sole e le altre stelle….”.
Ferrara 16 giugno 2021
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Roberto Paltrinieri
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