da: organizzatori
La quarantaduesima edizione del festival Ravenna Jazz parte sin da subito con una marcia alta: sabato 2 maggio al Teatro Alighieri (con inizio alle ore 21) a dare il via al festival ci sarà Dee Dee Bridgewater. Sarà l’inizio di una passerella di grandi cantanti che transiteranno sul palco dell’Alighieri (ma anche nei club cittadini) nel corso dei dieci giorni del festival.
Ravenna Jazz 2015 sarà più che mai votata anche alla didattica, con ben tre workshop in programma. Il primo sarà tenuto dal beatboxer Alien Dee e si terrà al Cisim di Lido Adriano nel corso di due giornate (2 e 3 maggio, ore 10-13, 15-18).
Ravenna Jazz è organizzato da Jazz Network con la collaborazione degli Assessorati alla Cultura del Comune di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e con il patrocinio della SIAE.
Madre e figlia assieme sul palco per un ‘affare di famiglia’ dagli ampi orizzonti stilistici: sono Dee Dee Bridgewater e China Moses. “Just Family” è una rara occasione: pur non essendo nuove a esibirsi assieme, Dee Dee e China non incrociano di frequente le loro voci. A Ravenna lo faranno per un intero concerto, che porrà la grande diva del jazz afro-americano di fronte alla giovane China, che dalla madre pare avere preso non poche cose: dalla voce portentosa e vibrante al portamento sensuale col quale domina la scena. Magie del dna: in China sembra di rivedere la dirompente Bridgewater degli anni della sua ascesa europea.
Oggi unanimemente riconosciuta come una delle migliori jazz singer in attività, Dee Dee Bridgewater ha avuto una carriera in parte ‘turbolenta’, specialmente per quanto riguarda la sua affermazione sulla scena statunitense. Nata Denise Eileen Garrett a Memphis nel 1950, prende poi il cognome del noto trombettista Cecil Bridgewater, col quale fu sposata all’inizio degli anni Settanta. A quel periodo risalgono anche le sue prime prove nella ‘serie A’ del jazz americano (con l’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis, Dexter Gordon, Dizzy Gillespie, Max Roach, Sonny Rollins).
Ma la completa maturazione artistica di Dee Dee avviene nel corso degli anni Ottanta, dopo il suo trasferimento in maniera stabile in Francia. Oltre a raffinare le sue interpretazioni jazzistiche, flirta con la musica commerciale, riuscendo così a creare un forte legame col pubblico, mai venuto meno da allora. In Italia, in particolare, ‘sfonda’ grazie al duetto con Ray Charles al festival di Sanremo del 1989 e ad altre apparizioni sempre a Sanremo nei due anni successivi.
Le poche e sporadiche prove discografiche sino alla fine degli anni Ottanta sono state probabilmente il motivo della mancata consacrazione statunitense della cantante. Le cose cambiano però improvvisamente a partire dagli anni Novanta: Dee Dee ottiene un contratto con la Verve e infila una lunga serie di dischi memorabili. Nell’ultimo decennio le sue prove discografiche si diradano, ma ogni volta arrivano coi crismi del grande evento: progetti curatissimi destinati ad avere lunga vita nelle tournée internazionali, dalle chansons francesi di J’ai deux amours (2005) alla musica del Mali di Red Earth (2007), sino a un rinnovato incontro col repertorio di Billie Holiday (Eleanora Fagan, del 2010). Dopo tutto ciò, Dee Dee si è stabilita nuovamente negli Stati Uniti, questa volta da grande diva del canto jazzistico.
Trombo’n’ Barovvero, nelle intenzioni di Marcello ‘Jandu’ Detti, meglio soli che male accompagnati. Proprio solo non sarà, al Fellini Scalino Cinque a partire dalle 18,30,vista la gran quantità di strumenti che gli faranno compagnia sul palco: trombone, basso tuba, tromba a coulisse e conchiglie giganti. Un’intera band racchiusa in un solo musicista.
Nato a Bagno di Romagna nel 1979, Marcello ‘Jandu’ Detti dopo il diploma di trombone inizia la sua avventura all’interno di orchestre classiche e di operetta, per poi virare, iniziando un percorso musicale più moderno. Collabora quindi con Giacomo Toni e con gruppi come i Nobraino, Saluti da Saturno, Supermarket…
Protagonista anche del concerto del 5 maggio “Pazzi di Jazz” Young Project, in veste di direttore del coro Teen Voices da lui stesso addestrato nel corso di mesi di attività didattiche con giovanissimi studenti delle scuole ravennati, Alien Dee sarà poi disponibile a condividere le sue conoscenze anche con altri vocalist, musicisti e un pubblico adulto nel corso del seminario “The Alien Beatbox”.
Il workshop sarà un percorso di approfondimento storico e tecnico sull’utilizzo dello strumento “voce”, su come sfruttarne l’enorme potenziale attraverso la vocal instrumentation. Si affronteranno i lineamenti storici del beatbox, i primi approcci pratici, la sillabazione e le scomposizioni ritmiche, le modulazioni sonore vocali, la creazione della polifonia, le tecniche di respirazione, lo sviluppo delle capacità di improvvisazione/interazione con altri musicisti e con il pubblico, la microfonia, nozioni tecniche di registrazione in studio e di fonia nelle performance live.
Pioniere italiano del beatboxing, Alien Dee ne è tra i principali esponenti a livello internazionale. Perfezionista nello sviluppo di inedite tecniche ritmiche, legato all’estetica jazz per quanto riguarda le sonorità e la pratica dell’improvvisazione, Alien Dee ha iniziato a ‘suonare senza strumento’ nel 2001, allenandosi in questa particolare disciplina, sorta all’interno della cultura hip hop per far fronte alla necessità di avere sempre musica a portata di mano quando si tratta di ballare in strada (breakdance) o quando si improvvisano rime (rap). Lo human beatbox è infatti l’arte di riprodurre la musica, sia nelle sue articolazioni ritmiche che nella riproduzione dei differenti timbri strumentali, unicamente attraverso l’apparato vocale. Così, in assenza di strumenti e anche di mezzi per riprodurre musica registrata, il beatboxer utilizza la voce e il proprio corpo per creare ritmi e suoni, in particolar modo imitando il beat delle percussioni e il fraseggio degli strumenti melodici.
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