Don’t Stop The Dance (Bryan Ferry, 1985)
Notte insonne, notte fonda senza stelle.
Giro su me stesso e gira la stanza tutt’attorno. Vivo il sogno con affanno: apnea cosciente, cuore battente.
Il letto: sabbie mobili, estate torrida, luna assente.
Corpo a corpo: segreti sparsi dappertutto, tracce sotto le lenzuola.
Fradicio nell’ombra, ti voglio come sempre e come sempre brucio.
Dove sei luce del mattino, dove sono le tue mani, i tuoi fianchi? Mi manchi, dio se mi manchi!
Apro gli occhi, mi vesto in fretta ed esco a cercarti.
Buio pesto per le strade, sento la musica nei locali.
Ti ho lasciata al tramonto che ballavi. Ridevi, ti muovevi, dio come ti muovevi!
Estate dell’ottantasei. Vacanza in riviera d’agosto. Mare, pineta, alberghi, spiagge libere.
Notti bianche, luci rosse, amici, amiche, impigliati tra piacere e dolore.
Sesso distratto nei parcheggi, questa o quella non ricordo. Strafatto e balordo, meglio tacere, soprassedere.
Suona una chitarra davanti al fuoco, bicchieri di carta e bottiglie vuote, la brezza notturna mi scuote.
Feste private oltre i giardini, comincia il gioco, comincia la danza.
Cammino e ti cerco. Dove sei, se ci sei?
Finalmente ti vedo: una gazzella d’ambra oltre la siepe.
Preda indifferente tra le fiere, una mano versa da bere. Così bevi, balli e bevi, e butti il bicchiere. Gambe nude, abbronzate, calamite di sguardi, muovono a ritmo di bossa nova.
Vorrei portarti via, ma non posso. Non adesso.
Così danza la notte insonne…
Muoviti, balla, non ti fermare!
Il tuo corpo paradiso… La tua pelle, le tue dita, il tuo viso.
Arma mortale pronta a sparare. Chiudi gli occhi e continua a ballare, uccidimi senza guardare!
Galleggia nell’aria una falena. Brilla nell’ombra una sirena.
Desiderabile come sai, inaccessibile più che mai.
Muoviti, balla, non ti fermare!
Balla per sempre, non mi svegliare!
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Carlo Tassi
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