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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Rabboni: un’inversione di tendenza che premia il lavoro della Regione. Nel 2013 risarcimenti al 100% alle aziende agricole e risorse per la prevenzione. Tra le specie più pericolose ancora primo lo storno

Continuano a calare i danni della fauna selvatica alle produzioni agricole. Dal 2008 al 2013 sono passati da quasi 3 milioni a 1 milione 350 mila euro. I pagamenti agli agricoltori sono in corso proprio in questi giorni e copriranno il 100% delle domande e dei relativi importi. “E’ un’inversione di tendenza importante che premia il lavoro che la Regione ha fatto in questi anni insieme agli enti che operano sul territorio: Province, Atc, Parchi – spiega l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – i danni della fauna selvatica all’agricoltura avevano raggiunto livelli non più sostenibili e per questo abbiamo lavorato con determinazione, puntando soprattutto sulla prevenzione e sull’aumento autorizzato dall’Ispra (ndr: l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale) dei prelievi annuali di ungulati per riportarli a densità territoriali accettabili. Continueremo a farlo, specialmente nelle zone in cui i danni continuano a essere elevati. Nel 2013 abbiamo stanziato 1 milione 900 mila euro. Risorse importanti che ci permetteranno non solo di risarcire tutti i danni accertati, ma attraverso le Province, di acquistare presidi, come recinzioni e dissuasori acustici o ottici, da dare in comodato d’uso agli stessi agricoltori. Parte delle risorse potranno poi anche essere accantonate come riserva per gli indennizzi del prossimo anno”.
La Regione Emilia-Romagna, attraverso le Province, paga i danni provocati dalla fauna selvatica in genere nelle zone di protezione, oppure quelli dovuti a specie protette, ma in questo caso in tutto il territorio regionale. Per le specie cacciabili nei territori aperti alla caccia intervengono gli Atc.
Anche nel 2013 la specie che ha provocato più danni è lo storno (i dati al riguardo sono pressoché costanti dal 2008 a oggi), un uccello protetto dalla Ue, ma per il quale è ammessa la caccia in deroga proprio per il pesante impatto su alberi da frutto e vite. Proprio sullo storno, l’assessore Rabboni ha nei giorni scorsi contestato il tetto massimo di 50 mila prelievi indicato dall’Ispra per la prossima stagione venatoria e ha chiesto un chiarimento ai ministri dell’Ambiente Galletti e delle Politiche agricole Martina. “Se il regolamento Ue e la delibera regionale motivano la caccia in deroga con la necessità di tutelare i frutti pendenti e l’uva – ha scritto Rabboni – non ha senso fissare preventivamente un quantitativo massimo ammissibile. Tale quantitativo non può che essere in funzione dei frutti da tutelare. Diversamente si potrebbero configurare anche dubbi sulla competenza al pagamento degli stessi danni ”.
Tra le specie più dannose, al secondo posto vi è il cinghiale, ma con un impatto molto diverso da provincia a provincia. A fronte di significative riduzioni nel Bolognese o nel Reggiano, questo ungulato continua a colpire le produzioni agricole in provincia di Forlì-Cesena o di Piacenza. In calo invece su tutto il territorio regionale i danni da cervo e capriolo. Tra le specie in controtendenza il picchio, i cui danni sono in aumento e colpiscono prevalentemente gli impianti di irrigazione.

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