L’INTERVISTA
Dalle ceneri del Dazdramir ecco Ferrara Off, nuovo teatro sociale cittadino
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La sede di Ferrara Off è uno spazio bellissimo. Si tratta di un piccolo teatro di 150 metri quadrati, per un centinaio di spettatori, ma è uno di quei luoghi in cui appena si entra viene voglia di togliersi le scarpe e danzare, mettersi al centro e provare la voce per sentire come risuona.
Quando c’è il sole, dai grandi oblò di quello che fu l’edificio dei magazzini Amga e poi del centro sociale Dazdramir, entrano scie di luce che si proiettano sul fondale come stelle cadenti, mentre sul pavimento di legno producono figure ovali color miele.
Ultimata l’attenta ristrutturazione da parte del Comune, nell’ambito dell’opera di riqualificazione del Baluardo e dei Bagni ducali in Alfonso I d’Este, dal luglio 2013 gli spazi sono gestiti dall’associazione culturale Ferrara Off, sotto il Patrocinio del Comune di Ferrara.
Ferrara Off si pone in città come nuovo ed importante spazio che, oltre a proporre corsi di teatro e di formazione propri, si apre ad ospitare tutti coloro che insegnano una disciplina artistica o culturale e che hanno bisogno di uno luogo per i loro corsi e laboratori.
L’attuale consiglio direttivo di Ferrara Off (associazione di promozione sociale) è composto da Giulio Costa, Beatrice Furlotti, Monica Pavani, Roberta Pazi e Marco Sgarbi.
Abbiamo intervistato quest’ultimo, insieme a Monica Pavani, durante i lavori di manutenzione, prima della riapertura che avverrà a metà settembre; tra una mano di impregnante e l’altra, per proteggere le tavole di legno del palcoscenico, abbiamo voluto capire meglio come nasce questa bellissima esperienza e su quale base ideale poggia.
Come nasce il nuovo spazio di Ferrara Off e come si evolve?
L’idea parte nel 2009, quando Marco Sgarbi e Gianni Fantoni incontrarono l’Amministrazione comunale per capire se c’era un luogo in cui creare un piccolo teatro, che fosse formativo e performativo insieme. Nel tempo si è identificato lo spazio degli ex magazzini Amga come potenzialmente idoneo, e l’associazione Ferrara Off ha inaugurato il teatro nel 2013 al termine della ristrutturazione al grezzo realizzata dal Comune.
Da qualche mese Ferrara Off ha una nuova gestione, com’è avvenuto questo cambio e cosa comporta?
Dopo i primi tre anni di vita, l’associazione culturale Ferrara Off ha cambiato il consiglio direttivo. La prima gestione vantava la presenza di due personaggi molto conosciuti nell’ambito teatrale italiano, l’attore Gianni Fantoni e il regista Massimo Navone – direttore della Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano – che hanno contribuito con la loro professionalità a dare risonanza all’iniziativa. Ora il nuovo direttivo è composto da persone conosciute in città perché attive da anni in ambito culturale.
In particolare tutti noi siamo uniti da un’esperienza pluriennale nell’organizzazione della Stagione del Teatro Comunale di Occhiobello, un esempio di realtà teatrale che negli anni è stata apprezzata anche dall’Amministrazione comunale di Ferrara. Da qui il desiderio di creare in città un’offerta teatrale contemporanea ancora più vasta.
In tutto questo la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara come si pone? Si può dire che sta nascendo una sinergia con l’istituzione teatrale della città?
Il nostro intento è che le due realtà si intreccino, che dialoghino, che diventino complementari. La volontà in via informale c’è da entrambe le parti, ma le modalità e il tipo di collaborazione sono da costruire nel tempo.
Qual è la vostra idea di teatro?
Il nostro desiderio e la nostra aspettativa sono quelli di creare un luogo informale in cui gli spettatori possano sentirsi parte attiva del processo creativo e produttivo. L’idea è che diventi uno spazio in cui ci si può ritrovare con un gruppo di persone, e che si possa sentire proprio con il tempo. In sostanza si tratta di un’idea sociale di teatro, di teatro che nasce dalla condivisione, e che già da anni portiamo avanti anche al Teatro Comunale di Occhiobello.
Ferrara Off dispone di spazi particolarmente idonei alla realizzazione di produzioni. Per questo intendiamo proporre la nostra ricerca e i nostri lavori teatrali al pubblico della città. Naturalmente l’intento a lungo termine è quello di ospitare altre compagnie, ma per ora non abbiamo ancora le risorse economiche necessarie. Cercheremo comunque di attivare anche scambi e confronti creativi con compagnie il più possibile limitrofe di cui apprezziamo la ricerca, una sorta di “teatro a km. 0”, un “teatro sostenibile” dove ciascuna realtà possa presentare le proprie produzioni a un pubblico diverso dal proprio.
L’idea è di tornare a un teatro in cui il rapporto tra spettatore e attore torni ad avvicinarsi. Uno degli obiettivi che ci sta più a cuore è quello di affezionare le persone. Ferrara Off è di piccole dimensioni e si presta proprio a questa modalità: è un luogo d’incontro e di confronto, oltre che di fruizione. Noi ci stiamo investendo tanto perché ci crediamo, Ferrara Off è importante prima di tutto quale centro in cui far convergere le nostre energie, i nostri interessi. È in un certo senso il nostro spazio interiore in costante dialogo con l’esterno.
Quali saranno i primi appuntamenti della prossima stagione?
In occasione della Giornata europea della cultura ebraica, proponiamo due spettacoli. Sabato 13 settembre, alle ore 22, con inizio in Piazza Castello, realizzeremo un’azione scenica dal titolo Una notte del ’43, ispirata all’omonimo racconto di Giorgio Bassani, mentre domenica 14 settembre, alle ore 16, presso il nostro teatro, presenteremo lo spettacolo Micòl e le altre, incontri, letture e messe in scena sui principali personaggi femminili bassaniani del Romanzo di Ferrara.
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Sara Cambioli
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