Da Istituto di Storia Contemporanea
Storie di uomini e soldati
La storia si è messa al servizio dell’attualità. È successo ieri, a Roma, nella Biblioteca della Camera dei Deputati, durante il convegno “Dalla nevrosi allo stress post-traumatico. Storie di uomini e soldati”. Spesso le patologie psichiche patite dai militari italiani sono causate da eventi traumatici, ma non vengono riconosciute prontamente, aggravandosi con il passare del tempo sino a stadi irreversibili. La Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, per la quale lavora l’onorevole Paola Boldini, sta elaborando una proposta di legge che migliori la situazione.
«Dalle guerre nel mondo alle missioni di pace – ha esordito il Ministro Dario Franceschini – oggi viviamo quotidianamente il terrorismo, attraverso uno stato di allerta diffuso; senza dimenticare fino a che punto i nostri militari si mettono in gioco anche per soccorrere le vittime delle catastrofi naturali. Basti pensare ai recenti terremoti. Gli esempi concreti non si contano, così i carabinieri che hanno atteso anni per essere assistiti. Il progetto sviluppato dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara insieme alla Città del Ragazzo è da sostenere e da condividere, perché è utile alla ricostruzione della memoria collettiva, delle nostre radici, e ci aiuta a sostenere il presente. A riguardo è importante sensibilizzare l’opinione pubblica, raccontando i fatti nel modo più oggettivo possibile». L’originalità e la fortuna di Ferrara stavano nella personalità di Gaetano Boschi e nelle sue ricerche neurologiche. Tra il 1915 e il 1918, il medico notò le conseguenze psichiche che lo stato di guerra provocava nei soldati dopo mesi trascorsi in trincea in condizioni precarie. «La Villa del Seminario – ha approfondito Anna Quarzi – godeva di superfici luminose e soffitti alti sei metri. Era immersa nella campagna ferrarese, lontano dai rumori delle strade: era l’ideale per recuperare queste persone con step progressivi di rilassamento. Non c’erano recinzioni all’esterno, se non piccole siepi, e una sorveglianza discreta, tutt’altro che intrusiva. Non c’erano inferiate, ma solo zanzariere alle finestre, né cartelle cliniche appese ai letti, ma solo i cartellini con i nomi dei pazienti. Boschi, inoltre, introdusse l’ergoterapia, cioè il recupero della qualità morale dell’individuo per mezzo della creatività. La Villa vantava una scuola e un teatro, dei campi sportivi, degli orti, una chiesetta e persino una barca per veleggiare sul Po di Volano». D’altronde, il lavoro è da sempre una pratica adeguata per restituire dignità all’essere umano.
«Le intuizioni di Boschi – ha concluso Giuseppe Sarti, direttore dell’Istituto “Don Calabria” – si basano su principi che condividiamo. Il lavoro e i laboratori hanno una funzione educativa e terapeutica, oltre a essere strumenti di realizzazione personale. Adesso alla Città del Ragazzo curiamo “traumi” di altra natura: dagli insuccessi scolastici dei più giovani alla perdita del posto di lavoro dei più maturi. Fronteggiamo i traumi fisici, come le lesioni cerebrali acquisite, cercando di migliorare la qualità della vita di chi ha subito un grave incidente».
Sostieni periscopio!
Riceviamo e pubblichiamo
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it