Dalla chiusura dei manicomi all’affermazione dei diritti civili e sociali
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da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara
Gli irregolari, coloro che non appartengono ad alcuna chiesa, non sono mai profeti in patria e finiscono così nel dimenticatoio della nostra corta memoria. E’ accaduto anche a Franco Basaglia, lo psichiatra veneziano che – attraverso un lavoro clinico, politico e culturale di lunga lena – riuscì nell’impresa di dimostrare che l’impossibile è invece possibile: la chiusura dei manicomi in Italia, attraverso la legge n. 180 del 1978.
Della figura di Basaglia, della sua pratica terapeutica e della sua azione politica, dei diritti dei malati mentali (oggi ancora internati nei residui ospedali psichiatrici giudiziari), si è discusso ieri nel secondo incontro del ciclo Passato prossimo. Pagine recenti di storia costituzionale, promosso dal Dottorato in Diritto costituzionale della nostra Università, presso la libreria Ibs.it di Ferrara.
Davanti a una sala davvero piena di persone, hanno dialogato sui temi dell’incontro il giornalista Oreste Pivetta, autore di un’apprezzata biografia del “dottore dei matti”, e Andrea Pugiotto, costituzionalista dell’Ateneo estense. Alla costituzionalista Giuditta Brunelli, invece, è toccato il compito di ricostruire il tachicardico decennio 1968-1978 che introdusse l’Italia nella modernità dei diritti civili e sociali: divorzio, aborto, statuto dei lavoratori, parità uomo-donna nel lavoro, servizio sanitario nazionale, istituzione del referendum e delle regioni, diritto di famiglia, obiezione di coscienza alla leva e nuovo ordinamento militare.
Molto bella la lettura scenica di Marcello Brondi, che ha fatto rivivere uno dei momenti più emozionanti dell’esperienza triestina di Basaglia: la processione per le vie della città di Marco Cavallo, l’enorme statua blu costruita dai “matti”, seguita da una folla di folli e di savi.
Il ciclo Passato Prossimo, proseguirà i suoi appuntamenti venerdì prossimo, 21 novembre, alle ore 17.00. Tema: il terrorismo e il rapimento di Aldo Moro, narrato attraverso le sue lettere scritte durante i 55 giorni di prigionia in mano alle Brigate Rosse.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani