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Alle 20.15 di ieri sera un tir nero con targa polacca si é lanciato a tutta velocità contro la gente che affollava il mercatino di Natale a Brutscheidplatz, nel quartiere bene di Charlottemburg a Berlino. Sono gli auguri di Natale che l’Isis invia all’Occidente.
A pochi passi dal luogo dove oggi si piangono le dodici vittime e le quarantotto persone ferite dall’attentato, la cui matrice terroristica in realtà non é stata ancora confermata dalla polizia, sorge la Chiesa della Rimembranza, simbolo berlinese di pace e riconciliazione.

Di quanto accaduto ieri sera parliamo con Anna, ferrarese, che vive da cinque anni a Berlino con la sua famiglia.
“Intorno alle nove io e mio marito siamo stati inondati da messaggi e telefonate di persone che ci chiedevano come stessimo: abbiamo capito solo allora che era successo qualcosa di grave. Abbiamo iniziato a seguire le notizie sull’account della polizia che raccomandava alle persone di non uscire di casa. Non solo perché si diceva che forse uno degli attentatori era in fuga verso il centro della città, ma anche per non intasare le strade e permettere ai soccorritori di lavorare più agevolmente. Dopo circa due ore hanno dichiarato concluso lo stato di emergenza, ma invitavano comunque la popolazione a servirsi della funzione “safety check” di facebook per comunicare ad amici e parenti che si stava bene”. (Safety check é una funzione Facebook che permette di comunicare rapidamente ad amici e parenti che si é fuori pericolo in caso di emergenza, ndr).

Era da tempo che il terrorismo islamico aveva nel proprio mirino la Germania, e nello specifico i mercatini di Natale: poco tempo fa è stato sventato un attentato condotto da un bambino di soli dodici anni, nato e cresciuto sul suolo tedesco. Quando chiedo ad Anna del clima che si respirava a Berlino prima del tragico avvenimento di ieri sera, lei mi risponde: “Nell’aria non si respirava alcun pericolo. Ho amici che viaggiano spesso e si occupano di politica internazionale e vivono tranquillamente, come tutti. Il rischio c’é ma si accetta: é il prezzo da pagare per non rinunciare a vivere una vita normale”. Anna coglie anche l’occasione per una piccola critica agli operatori dell’informazione: “Se devo essere onesta, sono i mass media che cavalcano questa ‘moda’ del terrore, rinunciando a fare informazione e spettacolarizzando le notizie, sempre alla caccia della prossima notizia a effetto. Le persone più deboli, come anziani o persone depresse, ne fanno le spese: conosco persone che vivono barricate in casa. Oggi – aggiunge ancora Anna – sono andata al supermarket e a casa mia ci sono l’idraulico e il suo assistente, sempre gentili e sorridenti, con i quali non si é fatto alcun accenno di quanto successo. C’é il pudore di capire che noi qui piangiamo dodici morti, ed é terribile, ma anche in altre parti del mondo muoiono migliaia di persone. Siamo tutti vittime uguali di questa follia terroristica”.

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Simona Gautieri



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