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Crocifissi nelle scuole

Articolo pubblicato il 3 Settembre 2019, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


Da: Segreteria Radicali Ferrara

A Ferrara la nuova Giunta a trazione leghista si è data da fare per acquistare crocifissi da mettere nelle aule scolastiche che ne sono rimaste sprovviste. Si sta consumando quindi l’ennesimo scempio dei simboli religiosi, a ulteriore dimostrazione del fatto che Fabbri non è così lontano da quel Salvini che ostentando i rosari (mentre blocca le navi) vuole far presa sulle persone con evidente poca fede nel Vangelo, il cui messaggio è in netta antitesi con le politiche leghiste, e molta fede nei simulacri. Anche l’imitazione però è segno di identità debole.

Quello che Fabbri sta facendo coi crocifissi è due volte offensivo: si fa un uso politico di un simbolo religioso e si calpesta barbaramente il principio di laicità dello Stato.

Fabbri, consapevole dell’ipocrisia del gesto, afferma che il crocifisso è un “simbolo culturale”. Per i cristiani però questo è un declassamento: Gesù che si sacrifica per l’umanità sulla croce non è affatto un simbolo culturale; per chi crede è qualcosa di ben più grande.

Per tutti, credenti e non, c’è soprattutto l’attacco al principio di laicità che dovrebbe tutelare tutti: lo Stato è governato dalle istituzioni che sono legittimate dalle forze politiche detentrici del consenso. Se la politica fa propaganda con la religione, lo Stato finisce prima o poi col vestire i panni di detentore della Verità assoluta e indiscutibile. Non c’è solo da prendere atto che la nostra società non è più esclusivamente cristiana e che le istituzioni non devono e non possono schierarsi, anche solo coi simboli, a favore di una fede o dell’altra; si tratta anche di rendersi conto che ora più che mai è importante difendere la separazione tra istituzioni e propaganda, tra la bandiera del Comune e quella della Lega, tra quello che è di Dio e quello che è di Cesare.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani