Credo negli esseri umani…
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Francamente non ho proprio capito tutta questa polemica sul nostro premier che chiede a questo Aldo Nova – così celebre fra i giovani – di sporcarsi le mani e fare da testimonial a favore del corretto utilizzo della mascherina.
Certo, anch’io al posto del premier avrei agito diversamente.
Magari avrei convocato non lo so, Zdenek Zeman o Rowland S. Howard oppure boh, Georges Bataille: insomma, figure ben popolari fra la gioventù di oggi ma di ben altro spessore.
Ad ogni modo, però: questo è quel che passa il convento.
Sono comunque ben felice di sapere che il buon Aldo Nova (e consorte) ha/hanno accettato di buon cuore di – come si dice fra le persone “in” – “metterci la faccia”.
E che faccia, dico io.
Una faccia pulita, affidabile e che lascia ben sperare per il futuro: che poi, quale futuro?
Che cos’è realmente il futuro?
È per caso – realmente – “solo” quella cosa che arriva dopo il presente, quando meno te lo aspetti?
O è forse solo una parola di cui non sappiamo neanche più indicare un’eventuale manifestazione reale, qualora si presentasse?
Probabilmente sono io che sono paranoico – forse anche totalmente idiota – ma sentendo in questi giorni orde di commercianti che chiedono “il diritto di lavorare” non ho potuto fare a meno di pensare a ipotetiche orde di persone che durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale chiedono “il diritto a uscire nelle ore serali/notturne provvisti di ombrello”.
Tutto questo con le dovute proporzioni, sia chiaro.
Ma siamo sicuri che in un momento come questo, la cosa da fare sia chiedere “il diritto a lavorare”?
Mi permetto umilmente di dire che forse no, non è questa la domanda da fare.
Ovviamente questa è la semplice opinione di un idiota.
Ma non posso fare a meno di pensare a un ipotetico futuro, che ne so, penso a ipotetici esseri umani – esseri umani in cui io credo fermamente, ci tengo a precisarlo – che fra 150 anni si chiederanno: ma oh, ma ci pensi a quelli là che nel 2020 invece di urlare “cacciate i soldi” chiedevano “lasciateci lavorare”?
Non lo so, sarà il mio forte senso dell’imbarazzo ma al pensiero mi vergogno un po’ per tutti.
Comunque buona settimana e – se avete la “fortuna” di lavorare – buon lavoro.
Maggie’s Farm (Bob Dylan, 1965)

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Radio Strike
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani