COSTUME
Ippogrifi del 2000 tornano a scorrazzare per le vie del centro
Di corse e villanie le audaci imprese io canto. Nell’anno ariostesco di necessità si registra una delle più spaventose avventure che ignari e di solito civili cittadini possano sperimentare.
Abito in una delle vie più belle di Ferrara: palazzi meravigliosi, chiese, musei sfilano in quella strada che un tempo era l’ingresso dei cortei papali e imperiali. Attraverso la ‘ripa grande’ si arrivava nel cuore della città: al Castello e al Duomo. Ora la stessa via è pista rombante per nuovi mostri, gli ippogrifi del nostro tempo, le auto, i cui cavalieri – chiamiamoli così per non essere poi citati in giudizio – si sentono in dovere (ne va della loro nobiltà e coraggio) di percorrerla a velocità proibitiva, mentre i poveri abitanti rischiano infarti e catastrofi nel tentativo di passare sulle strisce (si badi sulle strisce).
La cosa si trascina da anni nonostante ogni tanto appaiano quali presenze celesti vigili e vigilesse di fronte ai quali i cavalieri diventano agnellini. Purtroppo però un bel gioco dura poco e la strada, in loro assenza, è di nuovo riconsegnata alla feroce aggressività dei Gano di Maganza.
Ier sera compostamente attendo di passare con la cagnolina sulle strisce, mentre ridanciani guidatori spesso col telefono all’orecchio mi guardano sprezzanti. Alla fine tento mentre un mostro s’inchioda a 5 cm dalla striscia. Non ci vedo più e comincio ad imprecare. Quello mi guarda ridanciano e mi dice: “Ma cosa vuole? Non mi sono fermato?” Inghiotto bile e saliva e passo dirigendomi verso più verdi e tranquilli pascoli.
Se si multano i pelosi che passeggiano al guinzaglio con i loro padroni in zone proibite, a questi ridicoli matadores cosa si dovrebbe fare? Multarli di 1000 euro?
Invoco quindi l’autorità costituita, che oltre tutto abita nella stessa via, affinché s’installino dissuasori, si mettano misuratori di velocità, si renda una via al suo fascino e alla sua qualità.

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Gianni Venturi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)