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da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Si è svolta ieri mattina (venerdì 30 gennaio) la commemorazione delle vittime del bombardamento del campanile, nel settantesimo anniversario della tragica ricorrenza che ha fatto 93 vittime innocenti. Come sempre molto toccante la cerimonia e le parole del sindaco Nicola Rossi, che stringendosi a superstiti, famigliari e parenti ha detto che «Ricordare questo lutto contribuisce a fare di noi persone migliori, contribuisce a rendere più unita e coesa la nostra comunità, a non spegnere mai i riflettori su temi come pace e fratellanza, in memoria di quelle donne e di quegli uomini deceduti sotto il bombardamento del campanile. La memoria collettiva non è solo ricordare, ma è l’affermazione che quella cosa è importante.» Don Cesare Concas ha accolto in chiesa invitando i tanti famigliari delle vittime nei primi banchi; moltissimi i cittadini presenti e una folta rappresentanza di studenti delle scuole elementari e medie accompagnati dagli insegnanti.
Oltre ai consueti brani sacri interpretati magistralmente da Elena Bellettini e Carla Cenacchi, accompagnati dai musicisti Gianmaria Raminelli, Alberto Zamboni e Romano Tacchini. Due le novità di quest’anno, l’orchestra giovanile della scuola di musica Varos Zamboni e l’intonazione dell’inno nazionale, al termine del discorso del sindaco e cantato dai molti partecipanti alla cerimonia.
L’intenzione dell’amministrazione comunale è quella di fare di questa ricorrenza un appuntamento per i cittadini di Copparo. «Ci sentiamo tutti più vicini a voi, – ha concluso il sindaco rivolgendosi ai famigliari delle vittime – che oggi con la vostra presenza favorite questa comunanza; che va oltre le convinzioni politiche, i credo religiosi e i personalismi di ogni natura, perché essere qui oggi ci fa sentire parte della nostra comunità. Certamente composita, e composta da diverse convinzioni politiche e religiose; ma è così che deve essere una comunità. I nostri princìpi di convivenza si devono basare sull’integrazione, difendendo le nostre identità e le nostre tradizioni, e accogliendo le identità di chi ha diverse abitudini; ma nessuno può permettersi di fare violenza, di uccidere in nome di una diversa convinzione, sia essa politica o religiosa.
E lo dico in questo luogo, perché i luoghi di culto, di qualsiasi fede essi siano devono essere luoghi dove si professa la pace, la tolleranza e non l’odio.»
Il corteo si è poi recato al Sacrario per la deposizione della corona d’alloro accompagnato dalle note del silenzio fuori ordinanza.

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