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di Cristiano Zagatti, segretario generale Cgil – Ferrara

Virginia Woolf, intellettuale femminista britannica e convinta sostenitrice dell’uguaglianza tra i generi, scriveva che una donna deve avere soldi, cibo adeguato ed una stanza tutta per sé per poter scrivere, sottolineando come l’indipendenza economica ed intellettuale sia indispensabile per l’emancipazione delle donne.
Secondo il rapporto 2017 dell’Ocse “The Pursuit of Gender Equality: An Uphill Battle” sono stati identificati i tre ostacoli più importanti all’uguaglianza di genere: la violenza contro le donne; la disuguaglianza nella divisione del lavoro non retribuito, in ambito domestico; il divario salariale.
Quest’ultimo a livello internazionale, si definisce “Gender pay gap”, è calcolato sul salario medio lordo orario, e resta un tema decisivo nella lotta contro le discriminazioni, perché si porta dietro una mole di altre questioni. Dall’istruzione all’occupazione, dal welfare alle pensioni, dalla realizzazione in ambito familiare alle carriere professionali. Ecco perché quindi la contrattazione di genere diventa la vera protagonista del cambiamento, per il raggiungimento di una parità piena,
sostanziale, non solo formale.
L’ obiettivo è la parità, non solo dei diritti tra donna e uomo così come sancita dalla Costituzione e dalle altre leggi dello Stato, ma anche di valori tra i generi, mettendo in luce quegli aspetti lasciati in ombra da un’ ideologia che vuole la donna in una posizione di inferiorità. È per tutti questi motivi che abbiamo deciso di avviare a partire dal prossimo 8 aprile con un’ iniziativa pubblica alla presenza di Susanna Camusso e Linda Laura Sabbadini, un percorso di ricerca ed approfondimento, destinato a tradursi poi in una piattaforma programmatica in materia di contrattazione di genere. Perché solo riconoscendo e valorizzando le differenze, si pratica la parità, dando piena attuazione a quell’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale.
Mai come negli ultimi mesi, il sistema dei diritti e delle conquiste riconosciuti alle donne, dopo anni di lotte e battaglie civili e sociali, è stato messo in discussione dal dibattito politico e sociale che si è organizzato. Ed è per questa aggressione, che dobbiamo esserci donne e uomini, tutti insieme, a far sentire forte la nostra voce in piazza, anche nella giornata dell’8 Marzo.
Il processo di sviluppo è una responsabilità collettiva di uomini e di donne. Tanti, troppi sono i capitoli aperti, dalla violenza di genere al mancato rispetto delle leggi sull’interruzione di gravidanza e l’obiezione di coscienza; dalla disoccupazione, alle condizioni di lavoro e reddituali che di fatto ostacolano la maternità.
L’8 Marzo, non una festa, perché non ha la leggerezza di una ricorrenza, ma ha la profondità ed il valore di una giornata “storica” per i diritti delle donne e per la pace internazionale. Oggi più che mai con gli scenari di guerra globale e le migrazioni, che ci impongono di osservare tutte le sfumature oltre il giallo di una mimosa.
La Giornata Internazionale della Donna, non una festa, ma l’occasione del protagonismo delle donne e degli uomini uniti insieme in una giornata di riflessione, di impegno civile, politico e sociale, durante la quale ci si mobilita tutte e tutti per chiedere una società più equa, più solidale, quindi più giusta. Sapendo che, se sono le donne a progredire nei differenti contesti di sviluppo, sarà la società nel suo complesso a crescere.
Simone de Beauvoir disse: “Non dimenticate mai, che basterà una crisi politica, economica o religiosa affinché i diritti delle donne siano messi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete stare attente alla vostra vita.” Noi, le donne e gli uomini della Cgil, ci saremo per tenere alta l’attenzione, per non dimenticare mai, e per continuare a lottare ogni giorno fianco a fianco, insieme.
Buon 8 Marzo!

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