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Mi è capitato di parlare con alcuni uomini che avevano ucciso la moglie, la madre dei loro bambini. Questo signore era arrivato a tanto con una sicura e pesante influenza della cultura d’origine e ancora non riusciva a riconoscere quello che aveva fatto. Gli sembrava di avere agito secondo le migliori intenzioni… religiosamente.

L’educazione delle fanciulle

Mi diceva un cugino:
“Vuoi una moglie educata?
Per andarci vicino
dai una bella lisciata”.

Continuava un fratello:
“La vuoi proprio educare?
So che è un duro fardello
ma la devi frustare”.

E perfino mio padre
venne qui da lontano:
“Ti ricordi tua madre?
Non star lì, mani in mano!”

Poi i giornali, la gente,
han trovato da dire
perché effettivamente
l’ho dovuta finire.

Mi sembrava un motivo
d’esser molto orgoglioso.
Sì, lo ammetto, dicevo:
“Come son religioso!”.

Avrò fatto la gioia
della comunità
ma so adesso la noia
di restarmene qua

a pensare ogni giorno
che ho sciupato la vita
(ma ho ancora un ritorno,
per lei è proprio finita).

Se il buon Dio approvava
che io fossi deciso
sarà mio o di mia moglie
il suo bel paradiso?

Se il buon Dio concordava
che io fossi violento
perché tutto mi aggrava
e non sono contento?

Ma non posso pensare
d’aver sbagliato tutto…
Devo ancora iniziare
a comprenderlo, il lutto.

Per alcuni uomini picchiare la moglie è un modo per soddisfare le attese della comunità. Dimostrano così di essere veri uomini. Assumono un atteggiamento risentito se vengono fermati, adirati di non poter “educare la moglie secondo i propri metodi”.

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia  il venerdì. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Elena Buccoliero



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