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Filastrocca del padre invertebrato

Ci sono lacrime che muovono il desiderio di consolare e altre che instillano un nervosismo brutto venato di compassione. Così è stato con questo padre che candidamente ha ammesso di avere picchiato la moglie, e di sentirsi del tutto estraneo e impotente dentro alla propria vita. Ammalato e incapace di curarsi, disoccupato e bloccato nella ricerca di un lavoro, manteneva un atteggiamento da parassita e succhiava energia dalle poche relazioni vitali che ancora aveva. Al figlio non intendeva dare niente e così è stato.

Esimio Magistrato,
la vedo preoccupato.
È giusto sia informato
di chi ha convocato.

Io sono invertebrato
da quando sono nato
non ho mai lavorato
studiato o immaginato.

Mi sento assai ferito
di essere tradito
Mia moglie l’ho picchiata
e poi l’ho venerata.

Il figlio che è venuto
io l’ho riconosciuto
e non ho mai appurato
se io l’ho generato.

Però sono malato,
malato nel profondo.
Sto raggomitolato
ad invidiare il mondo.

Perfino questo canto
io non lo so portare.
Mi sciolgo nel mio pianto
che non si vuol fermare.

Lo ammetto Vostro Onore,
sono un padre indecente.
Forse neppure un padre
Forse non sono niente.

Si tende a credere che la violenza sulle donne abbia tutta la medesima matrice e che i maschi violenti, in definitiva, si assomiglino. La mia esperienza di ascolto mi fa dubitare di questa semplificazione. Sono tante le strade che portano un uomo ad essere violento con la partner. Questo ad esempio picchiava senza sentirsi il padrone. La sua debolezza era sostanza.
La compagna a propria volta nutriva con questa relazione il desiderio di essere indispensabile a qualcuno, dopo essere stata una figlia rifiutata da entrambi i genitori. È occorso molto tempo e molto impegno personale perché riuscisse a staccarsi da lui.

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Elena Buccoliero



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