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Approfitto di questo spazio gentilmente offertomi per segnalare la pubblicazione in lingua italiana di un libro che ho avuto modo di leggere in inglese dopo averlo comprato direttamente dall’autore in persona.
L’autore in questione è un personaggio che potremmo definire “un tipo originale”.
Ho avuto modo di comprare il libro dall’autore – Ian Svenonius – perché mi trovavo presso Zone K e quella sera l’autore era sul palco a suonare e, a fine concerto, al suo banchetto a vendere dischi, magliette e quello che ai tempi era il suo nuovo libro fresco di stampa.
Il libro – in italiano – si chiama “Censura subito!!!”, traduzione più o meno libera, discussa e discutibile dell’originale “Censorship now!!”.
Avevo già letto gli altri libri di Ian Svenonius e li avevo apprezzati entrambi ma quest’ultimo, forse, è quello che ho trovato più “necessario”.
Qualcuno potrebbe a questo punto chiedersi: ok, necessario perché?
Qualcun’altro potrebbe chiedersi anche: ma chi è ‘sto Ian Svenonius?
Parto dalla seconda ipotetica domanda: Ian Svenonius è stato ed è il cantante di un sacco di gruppi che potremmo definire più o meno “punk”, i più famosi sono forse i Nation Of Ulysses, gruppo che se ne uscì con un disco d’esordio intitolato “13-Point Program to Destroy America”, cosa che rende già un po’ l’idea sul personaggio Ian Svenonius.
Attualmente è sempre in giro, sempre con un gruppo nuovo a fare una cosa sempre diversa e sempre uguale ma questo non è importante, almeno per me.
Devo ammettere che infatti lo preferirei più impegnato a scrivere che a suonare.
Ammetto anche che lo vorrei vedere un giorno alla Casa Bianca perché non ho nessun problema a farmi spernacchiare dicendo chiaro e tondo che Svenonius vale 10 Bernie Sanders e 10 Ocasio-Cortez.
Bene, e dopo aver detto questa cosa che mi tenevo dentro da un po’ è giunto il momento di spiegare perché ho trovato questo libro “necessario”.
Copio/incollo direttamente un pezzo del libro:

“Abbiamo bisogno della censura.
Censura per impedire alla radio di continuare a rigurgitare quel suo vomito ininterrotto.
Censura per la «stampa libera», creatrice di quella visione immaginifica del mondo che è la base intellettuale per lo sterminio di massa.
Censura per i libri: rozzi memoir, scritti da ghostwriter, di politici e celebrità, gente che dovrebbe marcire in carcere anziché stare in giro a tenere conferenze.
Censura per l’industria cinematografica, che sforna puerile apologia imperialista e pornografia pro-tortura.
Censura per l’arte, che col suo speciale statuto di immunità spiega e giustifica questa ideologia degenerata che rende possibile cotanta «libertà».
Tra tutti i sistemi che necessitano di essere soppressi e purgati, è bene cominciare proprio dall’arte. L’arte è il cardine.
All’apparenza insignificante, «la libertà di espressione creativa» è un depistaggio, una copertura, uno stratagemma, un’operazione sotto falsa bandiera.
Sostenere l’inalienabile diritto dell’arte a essere, dire e fare qualsiasi cosa, è un trucchetto ordito dai signori del Capitale che ha implicazioni assurde e insidiose.
È così che l’arte – al posto di essere uno scudo, un’arma, un manifesto politico impugnabile dai diseredati senza altre risorse – si è trasformata in una gloriosa fuffa la cui salvaguardia è affidata agli scagnozzi di uno Stato militarizzato.”

Ammetto che anche prima di leggere il libro mi ero ritrovato a pensare anch’io cose del genere e ammetto anche che – apparentemente – questo lacerto possa sembrare gratuitamente provocatorio e gratuitamente delirante.
Tuttavia, almeno secondo me, ogni “artista” dovrebbe interrogarsi su queste questioni.
Anche se leggendo questo estratto non sembrerebbe, il libro poi prosegue bello leggibile e soprattutto divertente, trattando in modo stranamente leggero questioni che messe giù così sembrerebbero “pese come una masegna” (cit.).
A questo punto, senza correre il rischio di rovinare l’eventuale lettura del libro a chi – eventualmente – si può essere intrippato leggendo queste righe, chiudo questo spazio-consigli-non-richiesti con il pezzo della settimana.
Cordiali saluti.

AK 47 (Weird War, 2004)

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