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da: Ufficio Stampa & Comunicazione di Camilla Ghedini

«Avete una storia da rivivere, come persone e come imprese. Perché nella produzione dei vostri oggetti è segnato il vostro volto. L’individuo, lavorando, esprime la propria personalità e mette a disposizione della società i propri interessi, la propria opera intellettuale, le proprie capacità pratiche. L’artigianato nel tempo è stato la grande risorsa sociale, economica, morale e politica del Nord Italia. Dovete essere testimoni di questa eredità. Il liberismo e il collettivismo selvaggi sono stati abbattuti. Voi in questa crisi epocale, che è prima morale e antropologica, poi economica e sociale, siete un’alternativa alla massificazione e all’anonimato del mondo del lavoro». Sono solo alcuni dei concetti chiave espressi ieri mattina (sabato), in Confartigianato, in una Sala Zarri gremita, dall’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Monsignor Luigi Negri, che accompagnato da Don Umberto Poli ha accolto l’invito del segretario generale, Giuseppe Vancini, a parlare de L’etica dell’impresa nella società. Parole espresse e accolte come sollecitazione all’assunzione di responsabilità, nel rispetto del passato e in vista di un futuro in cui «l’individuo deve dare più valore a quello che è piuttosto che a quello che ha». Ad introdurre il Vescovo è stato Vancini, che ha ricordato la vocazione cattolica della Confartigianato, che a Ferrara conta circa 3mila imprese, «almeno 12mila lavoratori e 80 dipendenti. Considerando la famiglia il fulcro della società – ha premesso Vancini – reputiamo il lavoro artigiano il fulcro dell’economia del Paese e del territorio». «Il lavoro che resiste è quello artigiano, perché per la stessa impostazione delle aziende, non sopprime le persone – ha chiarito il Vescovo , non le considera massa anonima, non le parcellizza. Portate avanti questa eredità – il monito conclusivo di Monsignor Luigi Negri – , anche di fronte alle vostre intime resistenze. Tutto ciò renderà più umano e più benevolo il nostro Paese».

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CONFARTIGIANATO



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