Vacanze coi pescatori dell’Emilia-Romagna alla scoperta del mare, dei fiumi e dei laghi regionali
Dalla pesca sportiva, alla degustazione dei cibi, alle attività didattiche, approvato il regolamento regionale che velocizza e agevola le attività di pescaturismo, ittiturismo ed acquiturismo. L’assessore Caselli: “Un ulteriore strumento per valorizzare le tante imprese del territorio con ricadute positive sull’economia e l’occupazione del settore”
Bologna – Non solo pesca ma anche ospitalità, cibo e cultura. Con regole chiare e procedure più snelle prende il via la possibilità per pescatori, acquacoltori e imprese di ospitare nelle proprie abitazioni o direttamente sulle imbarcazioni fino a 12 turisti, avere attività di ristorazione e di vendita di prodotti tipici, realizzare iniziative ricreative per far conoscere tradizioni e mestieri, un insieme di attività extra che in Emilia-Romagna può interessare circa 2400 imprese, 600 di pesca e 1800 di acquacultura.
È di ieri l’approvazione da parte della Giunta del regolamento regionale che definisce criteri e requisiti per agevolare le attività di pescaturismo, ittiturismo ed acquiturismo in mare, sui fiumi e i laghi del territorio, così come previsto dalla legge (22/2014) che disciplina questo settore.
“Con l’approvazione del regolamento abbiamo aggiunto l’ultimo tassello per mettere in condizione le imprese di esercitare attività turistiche legate al mondo della pesca- ha spiegato l’assessore all’Agricoltura e Pesca, Simona Caselli-. E’ un documento che fa chiarezza e facilita le iniziative di ospitalità e ristorazione che possono avere ricadute significative sulle migliaia di imprese del territorio che vivono di attività legate alla pesca. È una grande opportunità per valorizzare le tante risorse di questo settore che sono di grande interesse dal punto di vista turistico e un’occasione di sviluppo economico per l’imprenditoria ittica e per la crescita dell’occupazione”.
Cosa prevede il regolamento
Nel documento vengono definite le regole per praticare la pescaturismo, ovvero le attività di diffusione di conoscenze e saperi legati ai mestieri e alle tradizioni della pesca, attraverso l’imbarco di persone diverse dall’equipaggio per l’attività di pesca sportiva o l’osservazione della pesca professionale sia in mare aperto che nelle acque interne.
Per quanto riguarda l’ittiturismo e l’acquiturismo – attività che comprendono anche l’insieme di attività turistiche, ricreative, didattiche, culturali legate alle attività imprenditoriali di pesca e acquacultura – il regolamento disciplina nel dettaglio l’attività di ospitalità. Nelle abitazioni private, nei magazzini o in altri edifici di proprietà delle imprese, si possono ospitare fino ad un massimo di 12 persone. Per la ristorazione si possono preparare fino a 24 coperti al giorno utilizzando le materie prime delle aziende stesse.
Prevista anche la vendita di prodotti della pesca e dell’acquacultura e l’organizzazione di attività didattiche, culturali per valorizzarli e per la promuovere la tutela degli ecosistemi acquatici e della costa.
Per imprese e operatori, l’inizio dell’attività è subordinato alla presentazione della Segnalazione certificata di inizio di attività (Scia), da presentare allo Sportello unico per le attività produttive del Comune in cui si opera, iscrizione necessaria anche per fare parte dell’Elenco regionale delle imprese che svolgono questo tipo di attività.
Infine, per migliorare l’offerta, il regolamento prevede anche la costituzione di Club di eccellenza formati da almeno tre imprese ittiche. Tra le caratteristiche: un uso prevalente di prodotti propri, tipici o di nicchia per la preparazione dei pasti, servizi di accoglienza qualificati, possesso di certificazioni di qualità, comprese quelle di tipo ambientale, o recupero degli immobili di valore storico-architettonico come casoni di valle, capanni da pesca, magazzini di ricovero reti, ai fini della conservazione e valorizzazione delle loro peculiarità.
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