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Innovazione amministrativa. In Regione il lavoro diventa ‘agile’, via allo Smart working: più autonomia, meno vincoli su orari e presenze e maggiore attenzione al raggiungimento degli obiettivi

Dal 4 giugno un centinaio di dipendenti saranno coinvolti nella sperimentazione su base volontaria di un nuovo modello organizzativo più flessibile, orientato anche alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Emilia-Romagna prima ad attuarlo. Petitti: “Vogliamo essere protagonisti del processo di modernizzazione della pubblica amministrazione nel nostro Paese”. Donini: “Acceleriamo per dare piena attuazione all’Agenda digitale e coprire con la rete wi-fi l’intero territorio regionale”

Bologna – Migliorare l’efficienza della macchina amministrativa e la qualità dei servizi a cittadini e imprese grazie allo sviluppo dell’innovazione digitale e all’introduzione di nuove modalità organizzative che consentano di abbattere i costi e al tempo stesso di conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro dei dipendenti e collaboratori regionali. Una sfida che la Regione Emilia-Romagna, prima in Italia, ha deciso di raccogliere dando il via alla sperimentazione dello Smart working, ovvero del ‘lavoro agile’. Un modello organizzativo già in uso in alcune realtà del settore privato e reso possibile nel pubblico impiego grazie alla cosiddetta Direttiva Madia del 2017, basato su un’ampia flessibilità di orari e meno vincoli di presenza nella sede di lavoro e che fa leva su una maggiore autonomia e responsabilizzazione degli addetti per il raggiungimento dei risultati prefissati.

Il progetto regionale è stato messo a punto da un team dedicato, composto anche dai rappresentanti dei sindacati interni. A partire dal prossimo 4 giugno, e per i successivi sei mesi, coinvolgerà circa un centinaio di dipendenti, individuati dai responsabili delle strutture.

Gli smart worker saranno adeguatamente formati per utilizzare al meglio le nuove strumentazioni informatiche di cui saranno dotati per svolgere nel migliore dei modi la loro attività lavorativa ‘in mobilità’.
Obiettivi e tempistica del progetto sono stati illustrati oggi alla stampa dagli assessori regionali all’Organizzazione e personale, Emma Petitti, e all’Agenda digitale, Raffaele Donini. Nei prossimi giorni la Giunta adotterà formalmente la direttiva che disciplina nel dettaglio le modalità operative della sperimentazione.

“Con il decollo del progetto- sottolinea l’assessora Petitti- la Regione Emilia-Romagna, da sempre all’avanguardia nel campo dell’organizzazione interna, si candida a diventare protagonista del processo di rinnovamento della pubblica amministrazione nel nostro Paese; il tutto all’insegna di una maggiore efficienza e di una più ampia flessibilità del rapporto di lavoro dei collaboratori. Lo smart worker sarà una figura professionale sempre più autonoma nel modus operandi e orientata ai risultati, mandando in soffitta la vecchia immagine del pubblico impiegato seduto dietro alla sua scrivania. Un modello che non corrisponde più alla realtà di una pubblica amministrazione al servizio dei cittadini”.

“L’avvio della sperimentazione del lavoro ‘agile’- aggiunge l’assessore Donini- si inserisce nel percorso avviato nell’ultimo biennio per accelerare il processo di trasformazione digitale dell’amministrazione regionale attraverso la standardizzazione di tutti i dispositivi fissi e mobili e il passaggio al cloud, l’attivazione di nuove piattaforme d’accesso ai servizi regionali con alto standard di sicurezza e la progressiva estensione all’intero territorio regionale delle rete ‘Emilia-Romagna Wi-Fi’, come previsto dell’Agenda digitale della Regione. Un intervento che sarà realizzato dalla società Lepida, che tra i suoi compiti ha, tra l’altro, l’infrastrutturazione digitale dell’intera Emilia-Romagna”.

Chi sono gli smart worker e come funziona il progetto

Nella scelta dei futuri smart worker si è data la precedenza a quei collaboratori che, per motivi inerenti al loro incarico, passano molto tempo fuori ufficio, come, ad esempio, chi esegue ispezioni e controlli nelle aziende o sul territorio, ma la validità del modello verrà testata anche su chi svolge attività amministrativa. Equipaggiati con zainetto, pc portatile e smartphone aziendale per essere sempre on line, prima di prendere servizio nel nuovo ruolo i lavoratori ‘agili’ dovranno sottoscrivere un accordo individuale con indicate le specificità concordate in base ai compiti da svolgere (come ad esempio eventuali necessità di presenza in sede).

Nelle giornate di Smart working i collaboratori saranno esentati dalla timbratura del cartellino e dovranno svolgere l’attività lavorativa nella fascia oraria 7,30-19,30, oltre a segnalare la presenza in servizio tramite un’applicazione ad hoc. Negli accordi individuali saranno indicati anche i luoghi ‘prevalenti’ dove potranno appoggiarsi per svolgere la propria attività, quando non sono in sede; preferibilmente spazi attrezzati messi a disposizione da altre pubbliche amministrazioni da individuare caso per caso in base ad accordi oppure, in certe situazioni, anche da casa propria. Nelle giornate di lavoro in sede saranno invece ospitati in spazi comuni, di co-working, appositamente attrezzati. Agli smart worker è garantito il diritto alla disconnessione fuori dall’orario di lavoro, nelle giornate di sabato, domenica e festivi, mentre nelle giornate lavorative fuori sede non potranno usufruire di permessi ad ore e di straordinari.

Il monitoraggio della sperimentazione

Sarà costituito un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dell’amministrazione, delle organizzazioni sindacali, del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità (Cug) e dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls). Sono previsti anche questionari e interviste per rilevare il gradimento dell’iniziativa da parte dei diretti interessati e segnalare eventuali problemi e criticità. Tra gli aspetti più delicati la questione della copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro, che sarà approfondita con l’attivazione di un tavolo tecnico con l’Inail.

Alla fine della fase sperimentale si tireranno le somme per valutare, sempre nell’ambito di un confronto con i sindacati interni, se dare seguito all’iniziativa con l’adozione di una disciplina generale che preveda, tra l’altro, la possibilità per tutti i collaboratori regionali di candidarsi allo Smart working, a prescindere dal tipo di mansioni svolte.

L’avvio della sperimentazione si inserisce in uno scenario in costante evoluzione che vede la Regione Emilia-Romagna nel ruolo di capofila del progetto Vela, per la messa a punto di buone pratiche per favorire il decollo dello Smart working nella pubblica amministrazione. Un progetto finanziato con 700.000 euro dall’Ue nell’ambito del programma Open Comunity 2020, e che coinvolge altre quattro amministrazioni regionali (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Lazio), la Provincia autonoma di Trento, il Comune e la Città Metropolitana di Bologna e l’Unione delle valli e delle dolomiti friulane.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA



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