Interventi e cure di alta specialità verso i pazienti extra Ue, la Regione conferma per il 2018 1 milione e 500 mila euro. L’assessore Venturi: “Risorse per assistere malati, bambini soprattutto, che nei propri Paesi rimarrebbero privi di cure adeguate. Giusto tendere la mano a chi sta peggio e non ha alternative”
Approvato dalla Giunta regionale il diciassettesimo Programma assistenziale per interventi relativi a patologie “importanti” come cardiopatie, tumori, nefrologie e chirurgia pediatrica. Nel 2017 assistiti 120 pazienti, di cui 76 bambini
Bologna – Donne, uomini, ma soprattutto bambini accolti in Emilia-Romagna perché nei Paesi d’origine non possono essere curati per patologie gravi. Perché mancano le strutture e il personale in grado di fornire prestazioni sanitarie di alta specialità, come ad esempio interventi di chirurgia pediatrica, o conseguenti a patologie tumorali e cardiopatie. L’anno scorso sono stati 120 i pazienti stranieri provenienti da Paesi extra Ue trasferiti in Emilia-Romagna per il tempo necessario alle cure; di questi, oltre il 63% (76) erano minori di 14 anni.
Un intervento di carattere umanitario reso possibile grazie al Programma assistenziale della Regione – attivo dal 2001 e adottato d’intesa con il ministero della Salute – che la Giunta regionale ha rinnovato anche per il 2018, mettendo a disposizione, con una delibera approvata lunedì scorso, risorse fino a 1 milione e 500mila euro a carico del Fondo sanitario regionale. Il diciassettesimo Programma assistenziale (2018), che dà attuazione a una legge nazionale (la 449 del 1997), si colloca nel quadro delle politiche di cooperazione internazionale della Regione, indicate nel Documento di indirizzo programmatico approvato ogni tre anni dall’Assemblea legislativa.
“Anche quest’anno la Regione tende la mano, come è giusto che sia, a chi sta peggio: a pazienti, per lo più bambini, che nei propri Paesi d’origine rimarrebbero senza cure- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Siamo orgogliosi di poter fare la nostra parte, anche se piccola, per assistere persone che hanno problemi di salute in molti casi anche gravi, mettendo a disposizione l’esperienza, le strutture e le competenze del nostro Servizio sanitario regionale. Il diritto alla cura, che noi spesso diamo per scontato, in alcune realtà può diventare un miraggio; è bello poter dire- chiude Venturi- che in 16 anni, con questo progetto umanitario, abbiamo curato nella nostra regione oltre 1.700 pazienti, la stragrande maggioranza dei quali piccoli o molto piccoli”.
Rispetto alle priorità dei Paesi da aiutare, il Programma assistenziale 2018 fa riferimento al Documento approvato dall’Assemblea legislativa, che indica Albania, Argentina, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Cuba, Egitto, Eritrea, Etiopia, Libano, Libia, Marocco, Moldavia, Montenegro, Mozambico, Senegal, Territori dell’Autonomia Palestinese, Somalia, Tunisia, Kossovo, Serbia e popolo Saharawi (dai campi profughi algerini). Per le tipologie di intervento all’interno del “Progetto regionale Chernobyl”, si terrà conto delle richieste provenienti dalla Repubblica di Bielorussia e dalle aree ucraine contaminate dall’incidente nucleare. Saranno inoltre valutare le richieste provenienti da organizzazioni non lucrative (onlus) del territorio regionale per minori che arrivano dall’Africa subsahariana, in particolare Zambia e Zimbabwe, considerata la speranza di vita e il basso livello di assistenza sanitaria garantita in detti paesi.
Il Programma assistenziale, oltre alla pianificazione degli interventi soprattutto in età pediatrica, ha come obiettivo quello di sviluppare la cooperazione nei Paesi d’origine, attraverso interventi strutturali e aiuti concreti; ad esempio, l’invio e l’impiego nelle strutture ospedaliere di materiali ed attrezzature medico-chirurgiche dismesse che si rendano disponibili presso le Aziende sanitarie regionali nell’ambito delle iniziative di cooperazione internazionale; oppure la formazione e l’addestramento del personale anche in loco, oltre che nelle Aziende sanitarie regionali.
Pazienti assistiti nel 2017
120 i pazienti assistiti nel 2017, di cui 76 bambini. Gli interventi e le terapie eseguite negli ospedali e nelle strutture del Servizio sanitario regionale hanno riguardato prevalentemente patologie importanti in vari ambiti: tumori, cardiopatie, chirurgia pediatrica, ematologia oncologica, ortopedia, neurochirurgia, oculistica e otorinolaringoiatria.
I Paesi di provenienza più frequentemente interessati sono stati: Albania (35 casi), Zimbabwe (19 casi), Bosnia-Erzegovina (17 casi), Kosovo (11 casi), Marocco (9 casi), Moldavia (8 casi), popolo Saharawi (6 casi), popolo Curdo (6 casi), Eritrea (3 casi), Serbia (2 casi), Tunisia (2 casi), Senegal (1 caso), Ucraina (1 caso).
Le Aziende Sanitarie coinvolte sono state: Azienda Usl della Romagna (48 casi); Azienda Ospedaliera di Bologna (19); Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna (16); Azienda Usl di Piacenza (13); Azienda Ospedaliera di Modena (8); Azienda Ospedaliera di Parma (6); Azienda Ospedaliera di Ferrara (4); Azienda Usl di Reggio Emilia (4); Azienda Usl di Bologna (2 casi). L’organizzazione del soggiorno dei minori assistiti e del loro familiare (o dell’accompagnatore), e il rientro nei Paesi di origine sono garantiti da Onlus attive sul territorio.
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