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da: Udi Ferrara

Pochi giorni fa a Mesola e’ morta Ishrak, una giovane donna, bella e sorridente. Non è stata una morte accidentale. L’ha uccisa il padre. Non siamo cadute nel rituale delle dichiarazioni sdegnate, abbiamo cercato di conoscere i contorni relazionali di questa drammatica vicenda, che è ormai evidente quanto sia una “ordinaria” trama di femminicidio. Ordinaria, perché si ripete quasi sempre uguale nelle motivazioni e nelle dinamiche, a Ferrara come a Catania. Nessuna mancanza di rispetto per la sofferenza del padre suicida, ma la morte di Ishrak è la conseguenza di una distorta idea di possesso, di controllo, di rivendicazione affettiva che, purtroppo ancora è radicata in gran parte della cultura maschile e patriarcale di relazione con le donne.
Leggiamo sui giornali che i femminicidi sono calati nei primi sei mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 3,5%, così come sembrano calare gli atti persecutori denunciati e i maltrattamenti in famiglia.
A parte i dubbi sul balletto dei numeri, visto la arretratezza del nostro Paese nel costruire un Osservatorio Nazionale sistemico e integrato tra tutte le fonti che intercettano la violenza sulle donne, noi non siamo soddisfatte perché a tutt’oggi sono 78 le donne inutilmente uccise da persone che avrebbero dovuto amarle e rispettarle. E la uccisione è la parte più evidente di una trama sotterranea di violenze che , nonostante nuove leggi, continuano.
L’Istat nell’ indagine La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia ha aggiornato i dati 2009 / 2014. Sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito qualche forma di violenza nella loro vita. La violenza sessuale resta la forma più diffusa (21%), affiancata da quella fisica (20,2%) e dallo stalking (16,1%). A commettere le violenze più gravi sono proprio i partner attuali o gli ex compagni, sono questi a commettere stupri nel 62,7% dei casi. Violenze fisiche e sessuali riguardano le donne italiane come le straniere, ma i soggetti più vulnerabili sono le donne separate, divorziate o con problemi di salute o disabilità.
E’ sicuramente aumentata la consapevolezza delle donne di essere vittime di reati e di avere bisogno di aiuto; è consistente la richiesta alle associazioni come l’UDI ed quindi, quasi raddoppiata la richiesta ai Centri antiviolenza, ma ancora un dato insufficiente. I dati non stupiscono se è ancora così lento il radicamento dei centri antiviolenza e il loro adeguato finanziamento, visto che siamo ancora all’impegno delle risorse nazionali definite per il 2013.
Nei territori, Associazioni e Comuni continuano a spendersi quotidianamente non solo nell’aiuto, ma anche in quell’azione di contrasto culturale che dovrebbe espellere la violenza dalle relazioni personali e sociali. Nuovi Comuni, dopo Cento, adesso Comacchio e Codigoro, in rete con il Centro Donna Giustizia, aprono punti di ascolto e di accoglienza. IL tavolo coordinato dalla Prefettura sta lavorando sulle nuove Linee Guida della Procura con le Forze dell’Ordine, la Azienda USL continua a investire sulla formazione degli operatori dopo la adozione delle procedure di accoglienza decise dalle due Aziende sanitarie. Continuano per UDI e CDG il lavoro con i giovani delle scuole perché la violenza sessuata non entri nelle loro prime relazioni affettive. Continuano progetti, azioni, incontri, mobilitazioni anche di partner diversi.
Non possiamo e non dobbiamo fermarci, anche quando i risultati sembrano pochi.
Lo dobbiamo a Ishrak e a tutte le donne, giovani e adulte, italiane e straniere che chiedono di essere cittadine libere, rispettate e vive.
Il Centro Donna Giustizia di Ferrara
L’ Unione Donne in Italia di Ferrara

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