Come il mare in un bicchiere, la vita racchiusa e riaperta quando il mondo si è fermato
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Scrivere senza l’armatura dei personaggi e delle loro storie, ma scrivere dicendo io per interrogare quell’io. Come il mare in un bicchiere (Feltrinelli, 2020) di Chiara Gamberale, è un quaderno nato nelle settimane del confinamento, quando ci si affacciava ai balconi, la distanza era una cosa da imparare e le fasi 1 e 2 scandivano tempi e modalità di vita.
Queste pagine sono l’apertura tra il Dentro di Testa che si schiude poco alla volta verso il Là Fuori, sono l’osservazione vissuta della scorribanda tra il tutti dentro di sé e non solo dentro casa, e lo sconfinare, anzi il bisogno perenne di “smarginare” fuori.
La scrittrice racconta il vicino e il lontano indipendentemente dai divieti, guarda alle sue paure non più così vive e scopre che la distanza dal Là Fuori, il riassetto tra le cose da dover fare e quelle scelte, sta forgiando qualcosa di nuovo che non vuole perdere.
È possibile che l’abbassamento delle saracinesche di quelle settimane, lo spegnimento delle luci, persino un nuovo linguaggio ormai diventato lessico familiare, come distanziamento, protezione, no agli abbracci, non siano solo divieti temporanei, ma possano in qualche modo innescare un cambiamento? Sì, se interiorizzati, se immaginati come protezione interiore, “autoprotezione psicologica ed emotiva”, la chiama la Gamberale, verso un Là Fuori frullatore, verso le energie buttate via, verso tutta la disponibilità al mondo anche quando il mondo non se lo merita.
Ma privati di quel Là Fuori che ci ha creato una posizione, dobbiamo rifare i conti con chi siamo e con chi stiamo, dobbiamo imparare a perdere il riflesso, o forse l’abbaglio, che viene dall’esterno da cui ci siamo accorti di essere in troppa connessione e dipendenza. E allora il Là Fuori non era poi tutta questa libertà se ci legava a sè e ci chiudeva nel turbinio della stanza del mondo, lasciandoci col fiato corto.
Come il mare non può stare in un bicchiere, così tutto ciò che vibra, pulsa, anela, scorre non può essere contenuto, eppure il bicchiere è l’unico punto di contatto e incontro con l’altro, il margine dello scambio. E per la scrittrice il confine fisico che siamo stati chiamati a osservare, ha permesso di uscire dalla personale quarantena del Dentro di Testa e di stare dove vuole stare.
Cosa succederà quando il mondo guarirà? Si chiede Chiara Gamberale. Gesti nuovi allora accompagnano l’affacciarsi a un Là Fuori non più così tiranno, dopo che abbiamo potuto fare i conti con grovigli, isolamenti, ma anche nuove conquiste.
Chiara Gamberale sarà in diretta streaming al Microfestival delle storie di Polesella il 18 settembre alle 21. Dialogherà con la scrittrice, la giornalista Riccarda Dalbuoni. L’intervista potrà essere seguita dalla pagina facebook di Ferraraitalia e del Microfestival delle storie, ma sarà anche possibile accomodarsi in sala Agostiniani a Polesella dove un maxischermo proietterà la diretta.
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Riccarda Dalbuoni
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