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da: Ufficio Stampa Coldiretti

Pieno appoggio di Coldiretti Ferrara per la mobilitazione in alcune città italiane a difesa delle quotazioni del grano, con più trasparenza e maggiori controlli su quello che arriva nel nostro Paese con pesanti conseguenze economiche e sociali. Stop speculazioni

Esplode la protesta degli agricoltori italiani per le speculazioni che hanno dimezzato le quotazioni del grano portandole su valori più bassi di 30 anni fa, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e il rischio desertificazione per quasi 2 milioni di ettari, il 15% della superfice agricola nazionale, che si trovano peraltro soprattutto nelle aree più difficili del Paese.
Gli agricoltori diColdiretti Ferrara e dell’Emilia Romagna appoggiano con la loro solidarietà i colleghi delle regioni che venerdì 29 luglio lasceranno le campagne per cingere d’assedio con i loro trattori molte città italiane, da Alessandria a Palermo, da Potenza a Bari e a Termoli, con lo slogan “no grano, no pane!” e con la presentazione del dossier Coldiretti su “La #guerradelgrano”.
Per Coldiretti serve più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane, ma è anche necessario stendere i controlli al 100% degli arrivi da paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.
Nella nostra regione sono 30 mila le aziende agricole messe a rischio dal crollo dei prezzi del grano diminuiti del 42% rispetto al luglio del 2015, molte delle quali ferraresi, che rappresentano una parte consistente della superficie agricola provinciale, che si aggira, per il solo grano tenero e duro in circa 50mila ettari. Oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro delle 30 mila aziende agricole che producono 357 mila tonnellate di grano duro e 782 mila tonnellate di grano tenero su una superficie di quasi 200 mila ettari in Emilia-Romagna. A rischio non è solo la loro esistenza, ma anche il territorio agricolo regionale, che rischia la desertificazione, e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione made in Italy

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