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da: ufficio stampa Coldiretti

Per Coldiretti l’accordo del pomodoro 2015 affonda la contrattazione interprofessionale, dando di fatto il via libera alla contrattazione privata. Per il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli, è l’ennesimo schiaffo ai produttori che rischia di far contrarre ancora di più le superfici.

Con l’accordo del pomodoro 2015 ha preso il via una vera e propria delegittimazione delle organizzazioni di prodotto e della contrattazione all’interno della organizzazione interprofessionale. E’ questo il giudizio di Coldiretti Emilia Romagna sull’accordo interprofessionale firmato tra industrie, cooperative e organizzazioni di prodotto per la campagna 2015. Le critiche di Coldiretti sono puntate non tanto sul prezzo, quanto sui principi dell’accordo.
“Il prezzo bloccato su quello del 2014, nonostante l’industria abbia chiesto di aumentare laproduzione, contraddice una regola fondamentale del mercato per cui con l’aumento della domanda dovrebbe aumentare anche il prezzo – afferma il presidente regionale di Coldiretti, Mauro Tonello – ma ciò che è veramente devastante è la possibilità dell’industria di contrattare l’acquisto di pomodoro fuori dal territorio e al di fuori del contratto interprofessionale. In pratica si dà il via libera a contratti privati tra singole industrie esingoli produttori senza che questi quantitativi rientrino nel conteggio della produzione prevista dall’accordo. Non riusciamo a capire l’esultanza dei tanti sostenitori dell’interprofessione, compreso qualche luminare universitario – commenta Tonello – quando è chiaro che questi contenuti denotano una sola cosa: l’affossamento degli accordi interprofessionali e la negazione di qualsiasi possibilità di raccordare domanda e offerta”.
Secondo Tonello, “A questo punto è necessaria una serie riflessione sugli strumenti dell’interprofessione e lasciare che i produttori agricoli possano scegliere i sistemi di rappresentanza che preferiscono, adottando come prima regola la trasparenza e i veri contenuti degli accordi e delle richieste industriali”.
“Il timore – commenta anche il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli – è che accordi di questo tipo, che rappresentano un deciso passo indietro nella contrattazione tra produttori e trasformatori, possano contribuire alla riduzione ulteriore delle superfici investite a pomodoro anche nella nostra provincia”.
Una produzione che nel corso degli anni si è assestata attorno ai 6.000 ettari, un po’ in tutta la provincia, anche se le zone di elezione sono i comuni del basso ferrarese.
“Lo scorso anno le superfici investite nel ferrarese – aggiunge Gulinelli – hanno toccato i 6.600 ettari, con un incremento rispetto al 2013 di circa il 12%, con una PLV stimata complessivamente in oltre 37 milioni di euro, interessando sia le aziende agricole, sia le imprese ditrasformazione. E’ evidente che si tratta di una coltura importante per il territorio e quindi gli elementi di destabilizzazione e di contrazione del prezzo alla produzione non possono che preoccupare per le potenziali ricadute negative sull’economia provinciale. Per questo non possiamo non criticare accordi che non riescono ad intercettare le potenzialità di sviluppo di determinati comparti, deprimendo regolarmente, vuoi per un aspetto, vuoi per un altro, la redditività e la capacità di programmazione anche economica delle imprese agricole: giusto quindi dare la possibilità di arrivare ad una contrattazione diversa, più trasparente ed in linea con il potenziale collocamento del prodotto verso le industrie di trasformazione”.

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