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da: ufficio stampa Coldiretti

Latte: a bologna la manifestazione in piazza XX settembre si trasforma in maxiristoro spazzaneve e mensa scolastica

E’ stata sospesa la maximungitura “Allevatore per un giorni” organizzata a Bologna da Coldiretti Emilia Romagna per la difesa del latte e dei formaggi italiani. L’abbondante nevicata caduta su tutta la regione ha sconsigliato di spostare le mucche nonostante in piazza fosse stata allestita una stalla perfettamente organizzata e riscaldata. Difficoltà ad arrivare anche per gli allevatori, la maggioranza dei quali si trovano nelle aree montane coperte di neve.
Piazza XX Settembre, dove doveva svolgersi l’evento, è stata trasformata fin dalle prime luci dell’alba in un maxiristoro per gli spalatori della neve, molti dei quali sono trattori di Coldiretti, che si sono affiancati ai mezzi spazzaneve pubblici per liberare le strade e ripristinare la viabilità.
Al punto ristoro avrebbe dovuto essere presente anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha fatto giungere un suo messaggio di solidarietà agli allevatori in quanto impossibilitato ad intervenire per seguire dalla sua centrale operativa l’evolvere del maltempo e le emergenze in regione.
Al punto ristoro sono invece intervenuti a portare il sostegno agli allevatori il presidente della Virtus Pallacanestro Bologna, Renato Villalta, e il campione del mondo di pasticceria, il bolognese Gino Fabbri, proprietario della pasticceria “la Caramella”.
Oltre a ristorare gli spalatori, Coldiretti ha offerto i prodotti di qualità, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, anche agli alunni delle scuole primarie e secondarie “De Amicis”, adiacenti alla manifestazione, alle quali a causa della nevicata non poteva essere garantita l’erogazione dei pasti.

La sospensione dell’evento non ha però bloccato Coldiretti dal denunciare i gravi problemi del settore lattiero caseario.
Dall’inizio della crisi, in Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – è stata chiusa una stalla su cinque con la perdita silenziosa di circa 4.000 posti di lavoro e il rischio concreto della scomparsa del latte e di prestigiosi formaggi con effetti drammatici anche sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. Gli allevatori emiliano romagnoli e italiani – denuncia Coldiretti – sono sotto attacco del furto di valore che vede sottopagato il latte alla stalla senza alcun beneficio per i consumatori ma anche degli inganni con il commercio di latte e formaggi provenienti da chissà quale parte del mondo ma spacciati come italiani. In Emilia Romagna le 3.700 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 18,7 milioni di quintali di latte mentre le importazioni hanno raggiunto circa 12 milioni di quintali. La situazione rischia di precipitare per il 2015 con il prezzo riconosciuto agli allevatori che – denuncia Coldiretti Emilia Romagna – non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura migliaia di allevamenti che a breve dovranno confrontarsi anche con la fine del regime delle quote che terminerà il 31 marzo 2015, dopo oltre trenta anni.
Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi le importazioni di prodotti lattiero caseari sono aumentate in valore del 23 per cento, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi dieci mesi del 2014. Oggi anche a causa delle importazioni di minor qualità l’Italia – sottolinea Coldiretti – importa il 40 per cento del latte e dei formaggi che consuma. Difendere il latte italiano – afferma Coldiretti – significa difendere un sistema che garantisce 180mila posti di lavoro (20 Mila in Emilia Romagna) ma anche una ricchezza economica di 28 miliardi di euro pari al 10 per cento dell’agroalimentare italiano. La chiusura di una stalla non significa però solo perdita di lavoro e di reddito ma anche un danno con il 53 per cento degli allevamenti che si trova in zone montane e svantaggiate e svolge un ruolo insostituibile di presidio del territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali.

Il prezzo del latte fresco – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – si moltiplica per quattro dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 328 per cento che è esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20 per cento nel compenso riconosciuto agli allevatori mentre il prezzo al consumo tende addirittura ad aumentare. Sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ismea il latte viene pagato agli allevatori in media 0,35 centesimi al litro mentre con un calo di oltre il 20 per cento rispetto allo scorso anno mente al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro, di qualche centesimo superiore allo scorso anno.
In altre parole – spiega la Coldiretti – gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffe al bar , quattro litri per un pacchetto di caramelle o per una bottiglietta di acqua al bar, mentre occorrono quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali e sta portando alla chiusura di una media di 4 stalle al giorno con effetti sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.

Negli ultimi dieci anni – sottolinea ancora Coldiretti – sono raddoppiate le importazioni in Italia di formaggi similgrana che fanno concorrenza a produzioni tipiche dell’Emilia Romagna come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Inoltre, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta.
A preoccupare gli allevatori emiliano romagnoli sono soprattutto le difficoltà dei grandi formaggi Dop, i cui prezzi alla produzione sono letteralmente crollati negli ultimi due anni, con i prezzi del Parmigiano Reggiano passati, per il prodotto stagionato 12 mesi, dai 9,50 euro del 2012 ai 7 euro attuali, insufficienti a ricoprire i costi di produzione. Situazione analoga per il Grana Padano stagionato 9 mesi, passato dagli 8, 13 euro del 2011 ai 6,84 di fine 2014.
Tutto questo mentre sul mercato Europeo ed anche in Italia arrivano i similgrana di bassa qualità, spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che è prevalentemente dalla Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia. Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano Reggiano e Grana Padano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. Il mercato dei similgrana prodotti nell’Unione Europea è una operazione che, da calcoli prudenziali, vale sul mercato della distribuzione 2 miliardi di euro e che equivale, in termini di valore, all’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

“Stiamo perdendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute” afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello nel denunciare che “l’invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi più prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività produttive”. Tra gli obiettivi della mobilitazione per salvare le stalle italiane ci sono:
Indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte
Garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi
Assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale
Rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate
Un pronto intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte
Attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale
Realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015
Promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto nelle scuole e nelle mense pubbliche
Semplificare le procedure burocratiche
Garantire che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli allevatori

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