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da: ufficio stampa Coldiretti

Contro import selvaggio mobilitazione di Coldiretti che ha incontrato l’assessore Rabboni e distribuito riso della filiera agricola italiana. Incremento di importazioni dai paesi asiatici (a dazio zero) di oltre il 700%.

Dall’inizio della crisi ha chiuso quasi una azienda di riso su cinque e nel 2014 la situazione sta precipitando con la perdita di posti di lavoro e pericoli per la sicurezza alimentare dei consumatori a causa dell’invasione di riso provenientedall’Asia. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Emilia Romagna che stamattina ha presidiato a Bologna l’ingresso dell’assessorato regionale all’Agricoltura e incontrato l’assessore Tiberio Rabboni, al quale ha presentato il Dossier Coldiretti per denunciare il rischio di estinzione di una coltivazione importante per la salute, il territorio e l’occupazione. Fin dalle prime ore della mattina, i coltivatori, guidati dal presidente regionale DI Coldiretti, Mauro Tonello, e dal direttore, Marco Allaria Olivieri, hanno distribuito ai dipendenti una confezione da un chilogrammo di riso Arborio e Carnaroli a marchio Fai,Firmato Agricoltori Italiani, per far degustare l’elevata qualità del riso italiano ed emiliano romagnolo in particolare. L’assessore Rabboni ha garantito il suo interessamento e annunciato una lettera ai ministeri competenti per sollevare il problema e sollecitare interventi. Sempre all’assessore Rabboni, Coldiretti Emilia Romagna ha anche presentato l’intensa campagna promozionale sulla stampa e sulle radio, promossa dalla stessa Coldiretti per sostenere il consumo della frutta emiliano romagnola.
L’Italia – ricorda il dossier sul riso di Coldiretti – è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 216mila ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità di lavoro nell’intera filiera per oltre diecimila famiglie tra dipendenti ed imprenditori. In Emilia Romagna il riso viene coltivato su 6.500 ettari e raggiunge una produzione di 40 mila tonnellate.
La situazione è ora drammatica per le speculazioni sull’import dai Paesi asiatici che stanno schiacciando i produttori piegati da costi che hanno abbondantemente superato i ricavi per la varietà “Indica”. Le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia e dalla Birmania hanno fatto segnare un aumento del 754 per cento nei primi tre mesi del 2014 rispetto allo scorso anno e a rischio c’è anche la salute dei consumatori con il sistema di allerta rapido Europeo (Rasff) che ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie, nel primo semestre dell’anno. In Italia tale trend ha comportato nel tempo la riduzione della coltivazione di riso varietà “Indica”, che nel 2014 evidenzia una riduzione di 15.446 ettari (–21,6 per cento).
L’accordo Everything But Arms (Tutto tranne le armi), che ha portato all’azzeramento dei dazi, ha favorito – denuncia la Coldiretti – l’insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati dove hanno fatto incetta di terreni e si coltiva riso senza adeguate tutele del lavoro e con l’utilizzo di prodotti chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee. Dallo sfruttamento in Asia allespeculazioni in Europa dove il riso Indica lavorato cambogiano arriva in Italia ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a tonnellata, pari a circa la metà di quanto costa produrlo in Italia nel rispetto delle normesulla salute, sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori, secondo il Dossier della Coldiretti. Con rischi anche per i consumatori perché la produzione straniera può essere spacciata come nazionale non essendo obbligatorio indicare in etichetta l’origine nelle confezioni in vendita.
Nel dossier consegnato alle istituzioni, Coldiretti chiede l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, l’obbligo di definire nella ristorazione il prodotto precotto (parboiled) dal prodotto cucinato tal quale, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate, ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi.

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