Coldiretti, ceta, un accordo che fa male al Made in Italy
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Da Ufficio stampa
L’avvio della fase provvisoria dell’entrata in vigore dell’accordo UE/Canada è contro l’interesse dei consumatori e dei produttori, anche della nostra regione. Tra svendita dei marchi storici dell’alimentare e via libera ai tarocchi, Made in Italy a rischio.
L’accordo CETA è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che penalizzerà l’agricoltura dell’Emilia Romagna e il made in Italy in generale. Lo afferma Coldiretti Emilia Romagna in occasione dell’entrata in vigore provvisoria dell’accordo economico e commerciale globale (Ceta) tra l’Ue e il Canada. L’accordo – sostiene Coldiretti Emilia Romagna – avrà riflessi pesanti in tema di trasparenza e ricadute sanitarie e ambientali che metteranno sotto scacco nella nostra regione produzioni di eccellenza e importanti colture estensive come i cereali. Per la prima volta nella storia – denuncia Coldiretti regionale – l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, come il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano che si vedrà affiancato sui mercati dalla produzione canadese di “Parmesan”.
La svendita dei marchi storici del made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni.
Secondo Coldiretti regionale dei 44 prodotti a denominazione di origine dell’Emilia Romagna, solo 12 vengono riconosciuti dal Ceta, mentre gli altri 32 non avranno nessuna tutela. Tra i prodotti ESCLUSI dalla reciproca protezione ci sono anche quelli di riferimento del territorio ferrarese, ovvero: Aglio diVoghiera; Asparago di Altedo; Cappellacci di Zucca ferraresi; Pane Coppia Ferrarese; Melone Mantovano; Pampepato di Ferrara; Pera dell’Emilia-Romagna; Riso del Delta del Po; Salama da Sugo; Squaquerone di Romagna.
Tutti prodotti che sono coltivati o prodotti nel territorio ferrarese. Ai quali ovviamente aggiungere i cereali come grano tenero e duro, soia, mais, che nel nostro territorio rappresentano oltre la metà della superficie coltivabile
Inoltre i 30 mila produttori di grano dell’Emilia Romagna – denuncia Coldiretti – non potranno dormire sonni tranquilli perché l’accordo uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia.
Coldiretti è impegnata a livello regionale e nazionale in una mobilitazione permanentecontro la ratifica del trattato con l’iniziativa #stopCETA, che in Emilia Romagna si è concretizzata con interventi per interessare la Regione e le amministrazioni locali.
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COLDIRETTI
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