Cinquemila volte “Via la divisa”. Imponente corteo: “Fuori dalla polizia gli agenti responsabili della morte di Federico” [fotoservizio]
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Cinquemila persone hanno sfilato a Ferrara accanto alla famiglia di Federico Aldrovandi per chiedere la destituzione dei quattro poliziotti che ne hanno causato la morte nel 2005.
In prima fila, oltre a Patrizia Moretti, la mamma, Lino e Stefano Aldrovandi, il padre e il fratello c’erano anche i parenti di Ferulli, Uva, Scaroni, Perna, Gugliotta, Bianzino, Cucchi e Budroni, le altre vittime di uomini in divisa.
“Io ti do i miei documenti, tu fatti riconoscere” c’era scritto su uno dei cartelli dei manifestanti.
La richiesta di tutti i familiari era quella di democratizzare le forze dell’ordine, introdurre il numero identificativo per gli agenti e il reato di tortura.
In corteo tante mamme con i loro figli. “Sono qui per loro – ha detto Agnese indicando i suoi due gemelli – non deve più accadere, per questo gli agenti che hanno ucciso Federico non devono più fare quel lavoro”.
“Sono una mamma come Patrizia – ha spiegato Chiara spingendo il passeggino – per questo ho sempre manifestato con lei, finché loro sono nella polizia non c’è una vera giustizia”.
Così anche per Girolamo de Michele, insegnante e scrittore: “Non mi sembra giusto che con le mie tasse venga pagato lo stipendio a quattro persone che non solo sono responsabili della morte di un ragazzo, ma non hanno mostrato nessun pentimento ed hanno anche fatto di tutto perché la verità non venisse fuori”.
C’erano anche i centri sociali, gli studenti medi, gli universitari, i partiti senza bandiere, Calvano del Pd, il vicesindaco Massimo Maisto, i Giovani Comunisti, Rifondazione, la Cgil chiamata a fare da “cuscinetto” in caso di disordini, il deputato Cinque Stelle Bernini, autore dell’interrogazione per conoscere i motivi delle decisioni assunte dalla Commissione Disciplinare nei confronti dei poliziotti. La risposta è stata che per la “natura non dolosa della condotta” la sanzione è stata ritenuta congrua, e la destituzione che viene richiesta dai familiari è troppo grave.
Sfilano tutti, sotto gli occhi dei tanti ferraresi richiamati alle finestre dal serpente che si snoda per gli oltre due chilometri di percorso.
“Siamo venuti con i tifosi del Bologna” ha raccontato un ragazzo accanto a sua moglie e ai due figli. La più grande regge un cartello con la scritta “Per il mio futuro vorrei una polizia più pulita”.
A vivacizzare la coda del corteo, i fumogeni e gli slogan della tifoseria della Spal che ogni domenica da otto anni, in curva, dedica un coro a Federico.
In testa invece c’era un furgone guidato dagli amici di Federico, che ha condotto la manifestazione a suon di musica da via Ippodromo, dove il ragazzo è morto, attraverso le vie del centro, puntando alla Prefettura.
Accanto al Castello ha preso la parola Lino Aldrovandi per dire che, nonostante quanto riferito dal ministero degli Interni, secondo la famiglia ci sono i presupposti per destituire per disonore i quattro agenti Pontani, Pollastri Segatto e Forlani. E questa stessa richiesta è stata ribadita poco dopo al prefetto Michele Tortora. “Ci ha garantito che questa sera stessa scriverà una relazione ai suoi superiori per comunicare la nostra richiesta, ancora una volta ci affidiamo con fiducia alla giustizia”, ha detto Patrizia Moretti uscendo dall’incontro ristretto in Prefettura.
Il saluto finale della manifestazione è stato affidato agli amici di Federico.
“Ancora oggi, in qualche bar della città, è possibile trovare qualche bifolco disposto a dichiarare che Aldro dopotutto se l’è cercata perché era drogato, brutto, grosso e cattivo. Tutti abbiamo paura dell’uomo nero, dello sbandato, tossico, che ci aggredirà e deruberà in un vicolo freddo e buio quando meno ce lo aspettiamo.
“Nessuno invece fa mai incubi ambientati in uffici in cui alte cariche dello Stato, sedute su comode poltrone, discutono quale sia la strategia migliore per insabbiare l’ennesimo brutale atto di repressione realizzato dalle cosiddette forze dell’ordine. Nessuno fa mai incubi riguardanti depistaggi, omissioni di atti d’ufficio e favoreggiamento, riammissione in servizio di poliziotti che hanno disonorato la divisa con un omicidio. Eppure è proprio questo genere di crimini ad avere un impatto devastante sulla nostra società democratica, ma non ci colpiscono emotivamente quanto lo spauracchio di un ipotetico brutto tipo che potremmo incontrare una sera.
“Beh, forse faremmo meglio a scegliere con più cura i protagonisti dei nostri incubi. Perché mentre è piuttosto improbabile che qualcuno di noi venga mai aggredito da un fantomatico tossico in un vicolo buio, sarà molto più facile ritrovarsi in uno Stato autoritario e repressivo che ogni giorno concede sempre meno diritti ai suoi cittadini, troppo distratti dalle loro paranoie per rendersene conto.
“Sta accadendo proprio ora”.
In cinquemila hanno manifestato a Ferrara chiedendo al destituzione dei poliziotti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi (fotoservizio di Stefania Andreotti)
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Stefania Andreotti
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